VENEZIANO
Se ci arrivi con il buio ti catturano i riflessi dei neon dell’artista Joseph Kosuth che tracciano parole sulla facciata cinquecentesca di Palazzo Querini Stampalia: terra, aria, acqua, elementi primordiali comunicano con l’architettura, il linguaggio del passato con quello contemporaneo. Così l’acqua del rio e la luce del giorno dilagano negli ambienti architettonici ripensati per la Fondazione Querini Stampalia dal veneziano Carlo Scarpa agli inizi degli anni ’60, giocando con la trama metallica dei cancelli sul canale e con le pareti a stucco degli interni. Un intervento “di rottura” per quei tempi, frutto di ricerca e sperimentazione. L’acqua, specchio del palazzo all’esterno, entra nell’edificio e si ritrova in giardino, mentre la luce vibra e si rifrange sui soffitti, smaterializzando i contorni e facendosi colore. Il giardino di Scarpa, con i suoi richiami moreschi e giapponesi, è un angolo incantato e sorprendente dove, ancora una volta, antico e moderno sono messi in relazione. Su questo luogo inatteso si affacciano il bookshop, con una ricca selezione di volumi sull’arte, la fotografia, gli oggetti di design e la caffetteria ristorante, tappa conviviale fuori dai percorsi turistici più scontati. E la Fondazione stessa è una frontiera affascinante. Nella casa museo del Settecento, nella ricca biblioteca, nei nuovi spazi ridisegnati da Mario Botta, dove l’architetto raccoglie i molteplici echi della storia e li reinterpreta alla luce della contemporaneità ( querinistampalia.org).