Rapsodia in rosso
PPAESAGGI MARZIANI
tra vulcani, saline e incredibili lagune si alternano a scenari post atomici con miniere di rame, saline e città fantasma. Trekking in quota, escursioni a cavallo o in bicicletta, tra meteoriti conservatisi in loco o esposti nel museo di San Pedro de Atacama. Riserve naturali che ospitano specie endemiche straordinarie. Il tutto incorniciato in un cielo così incredibilmente terso da aver favorito la costruzione di ALMA, il più grande radiotelescopio del mondo, che va a caccia dell’origine del cosmo. Per scoprire, nelle immagini del grande Seth Resnick, quanto possa essere vivo e vivifico un deserto. Quello di Atacama.
Il deserto di Atacama, che dal Perù si snoda fino al Nord del Cile, è uno splendido ossimoro vivente. È uno dei luoghi più aridi del pianeta (solo 0,6 mm di pioggia nella zona di Arica), ma in media ogni cinque anni, tra dicembre e gennaio, si tramuta in un giardino di oltre 200 diverse specie di fiori: il “desierto florido”. Un territorio aspro, lungo oltre millecinquecento chilometri, conteso tra Bolivia, Perù e Cile per i depositi di guano e per le ricche miniere di rame e di salnitro, fondamentale per l’industria bellica fino alla Prima guerra mondiale quando fu sostituito, per problemi di approvvigionamento, da quello sintetico. Un deserto assordante per il silenzio maestoso che ti avvolge e ti incalza, cosmosofico per le infinite stelle che ne popolano il cielo, un planetario naturale tant’è che, anche, per le particolari caratteristiche atmosferiche, è sede di ALMA, il più importante osservatorio astronomico sulla Terra. Un deserto che ti avviluppa di emozioni per non lasciarti più, così desolato e rosseggiante da essere considerato dagli scienziati il luogo ideale dove riprodurre gli ostici ambienti di Marte. L’escursione termica giornaliera va da 5 °C a 40 °C, ciò che rende indispensabile portare sempre con sé creme solari e vestiti pesanti per la notte. Scintillanti lagune (tra le più raggiungibili e affascinanti quelle nella Reserva Nacional de Los Flamencos) si alternano a scenari scultorei, surreali come quelli disegnati dal vento plasmando il gesso e il sale nella gigantesca depressione della Valle della Luna. Spettacolo puro, qui davvero la natura si manifesta come un grande, proteiforme artista. Un deserto, per così dire, a fasi alterne, inabitato, ma pure incredibilmente gremito di gente alla fine del XIX secolo, quando la corsa al salnitro favorì il sorgere di Humberstone e Santa Laura (dichiarate Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2005), agglomerati presto abbandonati e oggi tornati a vivere come ghost town per attrarre i turisti con la loro leggenda. Un deserto che probabilmente tornerà presto sulla cresta dell’onda qualora il litio, di cui è ricco, si confermerà essenziale per l’industria 4.0. La ricchezza dei suoi paesaggi ha pochi confronti. Basti fare l’esempio di El Tatio, a 4.230 m di altitudine, una fantastica catena di geyser – 80 getti che raggiungono i 6 metri d’altezza – da ammirare al sorgere del sole e nelle cui vicinanze ci sono piscine termali e immergersi nelle loro acque calde è un dovere oltre che un piacere. Non mancano i vulcani raggiungibili con trekking oltre i 5-6mila metri, e inevitabili sono le escursioni in fuoristrada tra parchi nazionali e location stile Sergio Leone alle quali mancano solo gli occhi di ghiaccio di Clint Eastwood. Sembra quasi strano non trovarlo entrando nella splendida chiesa coloniale di Socaire o aggirandosi tra i mercatini di San Pedro e Tocomao, pure esse Patrimonio dell’Umanità Unesco...