A Swakopmund, 35.000 abitanti, il tempo si è fermato. La scenografia è metafisica, un tableau vivant dello spirito teutonico (la Namibia come Africa del Sud-Ovest fu colonia tedesca dal 1884 al 1919). Dal lungo pontile vintage in legno scricchiolante si avvistano le balene. Le case, in particolare la Woermannhaus e l’Hohenzollern Building, sfoggiano facciate e interni tipici della Germania anni ’10. Nelle pasticcerie servono strudel di mele. I viali di palme sono invece un po’ losangeleni, anche se nei giardini dei cottage le staccionate sono fatte con le ossa di cetaceo. Il vento vela di sabbia l’antico faro. La stazione ferroviaria adesso è un hotel. Questa città, la porta del Namib Desert, pare uno scherzo del tempo.