ANCHE LA PIOGGIA
qui si comporta in modo anomalo. È Pasqua e siamo ad Antigua, in Guatemala, dove da secoli piove alle 15 e smette alle 16, dando il via a una delle processioni più spettacolari al mondo.
Siamo alla Semana Santa. Fervono i preparativi per i riti liturgici della Passione. Come mai altrove: ci vogliono mesi e mesi per dar vita a una tale ricchezza di dettagli e di rituali che, si dice, riportino perfino elementi sincretici degli antichi Maya e di reminescenze templari. A iniziare dalle strade e dalle chiese ricoperte da tappeti fioriti e da fitti decori di granaglie, sabbie variopinte e frutta tropicale. Un lavoro che intere famiglie compiono ogni anno, rimanendo orgogliosamente in piedi tutta la notte a comporre quadri pavimentali tanto incantevoli, quanto effimeri: passata la parata e successiva benedizione, si spazza via tutto, quasi a dare il senso della precarietà della vita. Su questi tappeti di profumo, ogni giorno, assieme ai fedeli, si muovono le alfombras (portantine), ciascuna lunga 18 m circa con statue (alcune originali dell’epoca coloniale spagnola, XVI secolo) a illustrare le vicende del Cristo. Ognuna è sorretta dai 50 ai 100 cucuruchos (portatori): si è calcolato che su ciascuno di loro gravano dai 30 ai 40 chili. E il Sabato Santo a trasportare l’effigie della Madonna sono solo donne! Con la Pasqua arriva la parata più attesa. Inizia alle 16 (ovviamente dopo la pioggia delle 15), e, assieme all’ondeggiare lento delle alfombras e alle musiche solenni dei suonatori, si uniscono frotte di partecipanti in costume. Quando alle 22 è proclamata la Resurrezione del Cristo, la svolta è emozionante: d’un tratto dal mood solenne e contrito della liturgia di morte, s’accende la festa. I volti si illuminano e tutti si rallegrano e gioiscono entusiasti; i bambini iniziano a correre sventolando bandiere colorate sotto piogge di fiori e di confetti, e in cielo technicolor che si incendia in un tripudio di fuochi artificiali.