Negli inferi
La terribile bellezza della Dancalia domata dagli Afar
SALE, SALE E ANCORA SALE. È questo minerale che fa vivere gli Afar, il popolo più importante della Dancalia. Lo cavano e lo confezionano in lingotti e lo trasportano a dorso di dromedario in uno scenario infernale, sotto un sole crudele con temperature che toccano i 60 °C. E sottoterra ci sono ricchissimi giacimenti di potassio scoperti dai fratelli italiani Pastori e oggi sfruttati dai canadesi.
Il triangolo di Afar: qui emergono in superficie le placche tettoniche, in inarrestabile espansione, che hanno formato il Mar Rosso e il Golfo di Aden. Il regalo che il sottosuolo fa all’uomo è uno scenario infernale, unico, in cui zampillano lave vulcaniche, ribollono laghi e pozze basaltiche. È come trovarsi in Islanda però all’incontrario, col clima torrido anziché ghiacciato e gli uomini vestiti di nulla al posto delle giacche a vento. Soprattutto intorno al Lago Assal il paesaggio si fa scabro, la depressione raggiunge i 155 metri sotto il livello del mare (record africano), le temperature salgono anche oltre i 55 °C: ecco spiegata la presenza della Piana di Dallol, posizionata proprio nel cuore della Dancalia, che vanta spessori di sale che toccano anche i tre chilometri. Vivere qui è un’impresa ai limiti della resistenza umana, eppure uno spirito viaggiatore non può sottrarsi a questa esperienza: in inverno viaggiare in questo microcosmo disseccato e fumante al confine tra Etiopia ed Eritrea ha una suggestione ancestrale, specialmente quando s’incontra il popolo nomade Afar, tra i più antichi dell’Africa. Hanno trovato un accordo con questi luoghi avari e impossibili per riuscire a vivere, si spostano, si sposano all’interno di uno stesso clan familiare – il primogenito è obbligato a prendere in moglie la cugina di primo grado –, indossano vestiti sottili legati intorno al collo che richiamano alla memoria i pepli della Grecia antica. Hanno una forza e resistenza fisica senza eguali: come potrebbero altrimenti estrarre i lingotti di sale, il loro oro bianco, con 55 °C e il sole martellante, caricarli sulla groppa dei dromedari e trasportarli lungo la via carovaniera che conduce a Makallè, la loro città dei commerci? Usano una spatola chiamata gadmo per scolpire le lastre sino a trasformarle in mattonelle dette ganfur, perfettamente levigate come i metalli più preziosi. Si resta incantati a guardarli mentre lavorano questa materia luccicante, così come ammirando le sorgenti, i geyser (ancora come in Islanda!) colorati del Monte degli Spiriti, una sarabanda di rossi, rosa, arancioni, le sue pozze verdi, i minerali che si cristallizzano formando concrezioni fungiformi di rara e aspra bellezza. Come tutta la Dancalia, una terra fossile, depressa, ma solo morfologicamente.
“SALE...„ FU UN ITALIANO, TULLIO PASTORI, GIOVANISSIMO, AI PRIMI DEL ’900, A SPINGERSI NELLA PIANA DEL Andrea Semplici (1953), scrittore e viaggiatore
“LA GENTE AFAR È GENTILE MALGRADO LA PESSIMA FAMA DI CUI GODE (...). UN VIAGGIO CHE REGALA „ LUOGHI FIABESCHI E IRREALI Anna Maspero, scrittrice e viaggiatrice