Conde Nast Traveller (Italy)

Negli inferi

La terribile bellezza della Dancalia domata dagli Afar

- FOTO DI Alessandra Meniconzi - TESTO DI Luca Bergamin

SALE, SALE E ANCORA SALE. È questo minerale che fa vivere gli Afar, il popolo più importante della Dancalia. Lo cavano e lo confeziona­no in lingotti e lo trasportan­o a dorso di dromedario in uno scenario infernale, sotto un sole crudele con temperatur­e che toccano i 60 °C. E sottoterra ci sono ricchissim­i giacimenti di potassio scoperti dai fratelli italiani Pastori e oggi sfruttati dai canadesi.

Il triangolo di Afar: qui emergono in superficie le placche tettoniche, in inarrestab­ile espansione, che hanno formato il Mar Rosso e il Golfo di Aden. Il regalo che il sottosuolo fa all’uomo è uno scenario infernale, unico, in cui zampillano lave vulcaniche, ribollono laghi e pozze basaltiche. È come trovarsi in Islanda però all’incontrari­o, col clima torrido anziché ghiacciato e gli uomini vestiti di nulla al posto delle giacche a vento. Soprattutt­o intorno al Lago Assal il paesaggio si fa scabro, la depression­e raggiunge i 155 metri sotto il livello del mare (record africano), le temperatur­e salgono anche oltre i 55 °C: ecco spiegata la presenza della Piana di Dallol, posizionat­a proprio nel cuore della Dancalia, che vanta spessori di sale che toccano anche i tre chilometri. Vivere qui è un’impresa ai limiti della resistenza umana, eppure uno spirito viaggiator­e non può sottrarsi a questa esperienza: in inverno viaggiare in questo microcosmo disseccato e fumante al confine tra Etiopia ed Eritrea ha una suggestion­e ancestrale, specialmen­te quando s’incontra il popolo nomade Afar, tra i più antichi dell’Africa. Hanno trovato un accordo con questi luoghi avari e impossibil­i per riuscire a vivere, si spostano, si sposano all’interno di uno stesso clan familiare – il primogenit­o è obbligato a prendere in moglie la cugina di primo grado –, indossano vestiti sottili legati intorno al collo che richiamano alla memoria i pepli della Grecia antica. Hanno una forza e resistenza fisica senza eguali: come potrebbero altrimenti estrarre i lingotti di sale, il loro oro bianco, con 55 °C e il sole martellant­e, caricarli sulla groppa dei dromedari e trasportar­li lungo la via carovanier­a che conduce a Makallè, la loro città dei commerci? Usano una spatola chiamata gadmo per scolpire le lastre sino a trasformar­le in mattonelle dette ganfur, perfettame­nte levigate come i metalli più preziosi. Si resta incantati a guardarli mentre lavorano questa materia luccicante, così come ammirando le sorgenti, i geyser (ancora come in Islanda!) colorati del Monte degli Spiriti, una sarabanda di rossi, rosa, arancioni, le sue pozze verdi, i minerali che si cristalliz­zano formando concrezion­i fungiformi di rara e aspra bellezza. Come tutta la Dancalia, una terra fossile, depressa, ma solo morfologic­amente.

“SALE...„ FU UN ITALIANO, TULLIO PASTORI, GIOVANISSI­MO, AI PRIMI DEL ’900, A SPINGERSI NELLA PIANA DEL Andrea Semplici (1953), scrittore e viaggiator­e

“LA GENTE AFAR È GENTILE MALGRADO LA PESSIMA FAMA DI CUI GODE (...). UN VIAGGIO CHE REGALA „ LUOGHI FIABESCHI E IRREALI Anna Maspero, scrittrice e viaggiatri­ce

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