Conde Nast Traveller (Italy)

ASCOLI PICENO E FERMO

Le “Dive” delle Marche del Sud

- di Angelo Ferracuti

Il terremoto del 2016 le ha torte, ma non piegate. Sono forti, tenaci come la loro storia. Nonostante Giorgio Manganelli, tra i massimi scrittori italiani del ’900, si chiedesse beffardo “se esiste davvero”, ASCOLIPICE­NO c’è, è materica, sensoriale, e va attraversa­ta e scoperta magari in bicicletta, lungo corso Mazzini, la sua spina dorsale, incontrand­o chiese neoclassic­he, gotiche e barocche. Incoronata icona della provincia italiana da pellicole indimentic­abili come Alfredo Alfredo di Pietro Germi e Il grande Blek di Giuseppe Piccioni, nel cinema come nella vita il suo centro è piazza del Popolo, un teatrino vivente, che sembra un dipinto di Balthus en plein air, con la Chiesa di San Francesco e il Palazzo dei Capitani a creare quel tempo-non tempo marchio di fabbrica del pittore polacco. FERMO invece è più austera e dalla postura vescovile, arroccata e misteriosa, con le sue cinte murarie e le porte medievali, i palazzi gentilizi delle antiche casate, i corsi dai sampietrin­i levigati e luccicanti, la larga Strada Nuova da dove si scorgono i Sibillini, i Monti azzurri di cui parlava Leopardi. Va in alto nel dedalo di vicoli e scorci sinistri, da dove si adocchiano spicchi di cielo, fino a raggiunger­e il Parco del Girfalco, il punto più alto e ventoso (dove si trova anche il maestoso Duomo), dalla cui balconata si scorgono le colline armoniche intorno, e l’Adriatico verso l’orizzonte. Piazza del Popolo con il Palazzo dei Priori e la Sala del Mappamondo, le cisterne romane, il Teatro dell’Aquila: città d’arte e di studi (qui nacque una delle prime università italiane, lo Studium risalente al 1303), ha il carattere schivo delle persone, lo stile appartato e umbratile dei marchigian­i che abitano queste terre. Eppure lo scrittore Paolo Volponi, al contrario, la immaginava “sorella carnale di Urbino”, e la vedeva “più bionda, più pingue e di carattere più aperto e dolce”. Del resto ogni luogo un po’ è inventato da chi lo guarda... che può innamorars­ene o trovarlo inappagant­e, tornarci e scoprirlo ancora diverso, infatti, come scrisse in questi versi illuminant­i, e sognanti, Giorgio Caproni: “Tutti i luoghi che ho visto, / che ho visitato, / ora so – ne son certo:

/ non ci sono mai stato”.

Ascoli is so ghostly that Giorgio Manganelli, one of the most eccentric writers of the ’900, questions in a famous text: “Does Ascoli Piceno really exist?”. He remembers it like an apparition. “I remember I was drinking anisette in an extremely decorative square; I consider it unlikely that such a square actually exists; it may be a hallucinat­ion, like the word ‘rua’ referring to a road, or stuffed olives”. Yet full of white light and travertine, like an island dotted with tight buildings, in the past a town with a hundred towers, washed by the rivers Tronto, Castellano and Chiaro, ASCOLI PICENO is material, sensory, and needs to be discovered by bike along corso Mazzini, its backbone. Crowned as an icon of the Italian province by unforgetta­ble films such as Alfredo Alfredo by Pietro Germi, and Il grande Blek by Giuseppe Piccioni, its centre is piazza del Popolo, a living theatre, which looks like a painting by Balthus, with the Church of San Francesco and Palazzo dei Capitani. FERMO is more austere, mysterious, perched on a hill, with medieval walls and gates, noble buildings, streets with polished cobbleston­es, the Strada Nuova that leads you to admire the Sibillini Mountains. Then you go up, walking through a maze of alleys and corners, and you can see segments of the sky, until you reach the Girfalco Park with the majestic Cathedral and its Istrian stone façade. From the balcony you can admire the hills and the sea. Then, piazza del Popolo with Palazzo dei Priori and Sala del Mappamondo, the Roman cisterns, Teatro dell’Aquila.

A town of art whose architectu­ral shape and shy inhabitant­s best represent the secluded and lone style of the people living in this area of The Marches. Yet writer Paolo Volponi imagined this town as “the carnal sister of Urbino”, and depicted it as “more shining and open, richer and sweeter”.

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left: Piazza del Popolo, the heart of Ascoli Piceno. next page: Fermo, Palazzo dei Priori: it is renowned for the Sala del Mappamondo.
a destra: piazza del Popolo, il salotto di Ascoli Piceno. pagina seguente: il Palazzo dei Priori a Fermo, famoso per Sala del Mappamondo. left: Piazza del Popolo, the heart of Ascoli Piceno. next page: Fermo, Palazzo dei Priori: it is renowned for the Sala del Mappamondo.
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