CHEF Simone Nardoni
Una cucina che è esaltazione del concreto e abbandono del superfluo: contemporanea, che coniuga gusti del passato con tecniche moderne
Cosa l’ha portata a diventare cuoco?
Penso di essere nato cuoco. Un sogno che avevo nel cassetto, fin da bambino.
Quali sono le caratteristiche della sua cucina? L’essenzialità per me è uno stile di vita. Ciò che mi interessa è andare al cuore del prodotto per riuscire a tirarne fuori il massimo, senza fronzoli, senza aggiunte che potrebbero distrarre da quello che conta. Questa è la mia idea di cucina e di ciò che ne caratterizza il fulcro: ovvero trarre la massima espressione da ogni prodotto.
Quindi la sua è una ricerca sugli ingredienti, sulla qualità. Ma con quali materie prime preferisce lavorare?
Le carni sono un’ottima fonte di gusto e ispirazione, un ingrediente principe da lavorare.
Ha avuto dei modelli a cui ispirarsi e riferirsi durante la sua carriera?
Tra i tanti, due nomi senza alcun dubbio: Marc Veyrat; Massimiliano Alajmo.
La sua arte culinaria si basa più sulla testa o sul cuore? Non potrei fare nulla senza affidarmi al cuore, la testa si occupa dell’ultima parte del lavoro. In base a ciò, direi 80% cuore e 20% testa.
Cos’ha la cucina italiana di differente rispetto alle altre? La sua forza e unicità risiedono nel profondo legame che la tiene avvinta alla tradizione.
A sinistra: Simone Nardoni. “L’essenzialità per me è uno stile di vita. Ciò che mi interessa è andare al cuore del prodotto”.
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