CHEF Cesare Grandi
Una cucina fatta di attenzione, sensibilità, creatività e influenze culturali, dove ogni piatto scaturisce da pazienza e fantasia
Quale ritiene sia la differenza tra la cucina italiana e quella degli altri Paesi?
La cucina italiana è espressione di un popolo poverissimo, capace di inventare ogni giorno piccoli capolavori del gusto praticamente dal nulla. È anche però una cucina ricchissima in virtù della sua frammentazione geografica, da cui derivano numerosi prodotti artigianali e della natura. Ma non solo, è anche ricette custodite gelosamente e tramandate nei secoli.
Perché ha deciso di fare il cuoco? È stato un atto di fede verso me stesso, un impegno per seguire quello in cui credo.
Come definisce la sua cucina? Artistica e folle al tempo stesso, proprio perché viva nella sua dimensione più artigianale. Perché non c’è arte senza follia in una tradizione che dà senso alla vita, mantenendo la dimensione del reale.
Follia ma sentimento, arte e cuore. In che proporzione? Non si potrebbe essere cuochi o uomini senza saper fare, un’arte donata per superare i nostri limiti. Siamo un insieme pulsante di cuore, anima, emotività e socialità. Se l’irrazionalità non si stemperasse nella coerenza e nel rigore della scienza non diventerebbe esperienza e conoscenza, sarebbe sterile.
Si è ispirato, o si ispira tuttora, a qualche grande maestro della cucina? Non uno, ma tanti maestri. Non di cucina, ma di vita: mi hanno spronato allo studio, alla ricerca, alla coerenza, mi hanno insegnato a riconoscere la profondità dei valori, a sceglierli e difenderli come i beni più preziosi.
a sinistra: Cesare Grandi. “La cucina è un’avventura della mente. Tra i fornelli ho trovato il mio mondo perfetto”.