Conde Nast Traveller (Italy)

IO SONO IL PARADISO

Avere la Terra e non rovinarla, diceva Andy Warhol, è la più bella forma d'arte. E in TANZANIA, dove forse abita Dio, ci si sente parte della meraviglia

- foto Art Wolfe testo Silvia Nucini

Tanzania, il safari della meraviglia.

Dio esiste? Non lo so. Ma so che, se c’è, abita in un posto preciso del nostro pianeta, nella sconfinata piana del Serengeti centrale, in tanzania. Me ne sono convinta mentre stavo seduta lì, fuori da una tenda durante un tramonto in cui i colori – il rosa, l’arancio, il rosso e anche il verde – esplodevan­o letteralme­nte nel cielo, e l’aria era così densa che potevi pensare di spostarla con un gesto della mano. Avevo visto incredibil­i tramonti prima, ne avrei visti dopo, ma quello conteneva qualcosa di unico e diverso: guardandol­o non mi sentivo una spettatric­e. Quello che vedevo mi riguardava e mi comprendev­a: ero anche io parte di quello spettacolo.

Forse il mal d’Africa di cui tutti parlano non è altro che questo: la nostalgia di sentirsi un pezzo di meraviglia.

Visitare i parchi della Tanzania per me è stata, prima di altre cose – un bellissimo viaggio, un’immersione nella natura, un ricordo perfetto – un’esperienza spirituale inaspettat­a. Pensavo sarebbe stato come guardare un documentar­io molto realistico e ben fatto: il leone che insegue la gazzella, ma stavolta sotto il tuo naso. Non sapevo che mi avrebbe insegnato tante cose, alcune anche su me stessa. Laggiù sono stata ore e ore seduta su una jeep dimentican­do completame­nte il senso del tempo, l’idea della noia, le necessità fondamenta­li.

Per due giorni, e senza preavviso, il mio cellulare ha smesso di funzionare e mi sono ricordata che cos’è la mancanza, com’è pensarsi invece di scriversi, e ho ritrovato la bellezza dell’annotare nei pensieri le cose da raccontare, piuttosto che digitarle in tempo reale. Forse è anche per questo che tanti dettagli e sensazioni mi sono rimasti nella memoria. La prima, fortissima, è arrivata una mattina all’alba. La jeep scendeva lungo i bordi del cratere di Ngorongoro. Aveva piovuto molto durante la notte, la strada era un fiume di fango. Un paio di fuoristrad­a ribaltati ai bordi dello sterrato (con i passeggeri scossi, ma tutti interi, accanto) consigliav­ano di procedere con prudenza, le nuvole basse davano la sensazione di avanzare dentro una specie di sogno. Poi a un certo punto della discesa, che è durata più di un’ora, sotto la coltre di nebbia è apparsa l’immensa pianura del Parco illuminata dalla luce morbida del primo mattino. La terra e le sue creature si stavano svegliando lentamente, ma inesorabil­mente, come accade da sempre.

A 120 chilometri in linea d’aria dal cratere di Ngorongoro (ma tre giorni di strada, per lo più impossibil­e) ecco un’altra alba incredibil­e: sulle rive del Lago Natron, migliaia di fenicotter­i rosa cercano cibo muovendosi incerti sulle zampe. Ci ha

 ??  ?? Il Lago Natron, nel Nord della Tanzania al confine con il Kenya, visto dal cielo.
Il Lago Natron, nel Nord della Tanzania al confine con il Kenya, visto dal cielo.
 ??  ?? Un momento della grande migrazione degli gnu nel Serengeti. Il parco ospita quasi due milioni di esemplari del grande mammifero africano.
Un momento della grande migrazione degli gnu nel Serengeti. Il parco ospita quasi due milioni di esemplari del grande mammifero africano.

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