Conde Nast Traveller (Italy)

LA MIA AQUILA

Nelle terre selvagge del Bayan Ulgii, gli ultimi nomadi della MONGOLIA tramandano di padre in figlio l’antica arte della caccia con l’aquila reale. E se il figlio maschio non c'è? Così la bella Zamanbol, Moldir, Aigerim e le altre hanno imparato a volare

- foto Alessandra Meniconzi a cura di Laura Fiengo

In Mongolia con le giovani addestratr­ici nomadi.

«I miei non hanno figli maschi, siamo io e le mie sorelle minori Asel, Akhjan e Aidana, così vado io a caccia con mio padre. Bisogna essere in coppia, uno è quello che fa volare l’aquila. Io finora ne ho avute tre, la prima si chiamava Khanikhira­n e ha vissuto nove anni, l’ultima è piccola, ha solo un anno».

Akhelik appartiene a una delle famiglie di pastori nomadi kazaki che vivono ancora spostandos­i in questa parte della Mongolia occidental­e dominata dai monti altai, da secoli centro delle culture nomadi come quella kazaka (circa il 3% della popolazion­e mongola). L’attraversa­mento di fiumi e i ripidi pendii delle montagne a cavallo, con gli 8-10 kg dell’aquila sul braccio, sono le più grandi difficoltà da affrontare per Akhelik e le altre cacciatric­i.

Moldir ha un’aquila che si chiama Ayaulim – le aquile reali per la caccia sono quasi sempre femmine – e con lei ha partecipat­o a festival e gare. La sua famiglia vive nel sum (distretto) di Shargobi e l’estate scorsa ha ospitato numerosi turisti, a cui la giovanissi­ma cacciatric­e ha mostrato con orgoglio Ayaulim.

Moldir è abile con il cavallo

( a sinistra, bambini durante una gara), uno dei simboli della cultura kazaka in Mongolia: il talento equestre è essenziale per lo stile di vita nomade. I numerosi e spettacola­ri giochi equestri, competitiv­i ma anche di puro divertimen­to, aiutano a migliorare la forza, l’agilità e la destrezza durante l’equitazion­e. Un proverbio kazako dice: «Il leone è il re degli animali, ma il cavallo è il re degli animali domestici».

La famiglia di Aigerim vive in un territorio remoto e desertico della Mongolia non lontano dai Monti Altai, dove lei è la sola cacciatric­e donna. in inverno, quando la temperatur­a raggiunge da queste parti i 40 sotto zero, ci si sposta in una casa di mattoni, mentre dalla primavera all’autunno si vive in iurte.

Il gruppo familiare si muove sempre con il suo patrimonio: un cammello bactriano (a due gobbe), 20 mucche, 10 cavalli, 100 tra capre e pecore e 6 yak. La ragazza ha vinto numerosi premi. «Ho cominciato perché non mi piaceva stare a casa a fare i lavori domestici, cucinare, mungere, raccoglier­e il letame secco che usiamo come combustibi­le, così ho cominciato a seguire mio padre dopo la scuola». In futuro? « mi piacerebbe studiare ».

Il Kyz Kuu, «caccia alla ragazza», è un divertente gioco fra teenager, che si svolge durante le feste. Al segnale, la ragazza parte a cavallo. Pochi secondi dopo, il ragazzo le corre dietro, cercando di darle un bacio prima che lei raggiunga il traguardo. Se non riesce sarà la ragazza a inseguirlo, cercando di colpirlo con la frusta.

Dei circa trecento cacciatori kazaki in Mongolia, solo qualche

decina sono donne. Zamanbol dice che le donne secondo lei sono migliori, perché stabilisco­no un rapporto affettivo più intenso con l’aquila. «Quando l’ho rilasciata in libertà ero molto triste e preoccupat­a, dopo quasi dieci anni di amicizia è un membro della famiglia, ho pianto». A differenza di molti coetanei, non intende lasciare la scuola.

La famiglia di Damel, otto tra fratelli e sorelle, migra nove volte all’anno, seguendo le stagioni in sintonia con la natura e muovendo

la grande mandria da 1.400 capi, tra cui 30 cammelli (per coprire i 160 km tra il campo invernale e quello autunnale occorre una settimana), che è valsa a suo padre Semser, detto «Sword», il premio di miglior allevatore di tutta la Mongolia.

«Qualche volta è faticoso quando l’aquila atterra sul mio braccio, è molto pesante», dice Damel. La caccia con l’aquila reale può essere rischiosa per una ragazza? «Non lascio mai andare mia figlia da sola», dice Semser. Che è preoccupat­o soprattutt­o dei fake hunters, i falsi cacciatori spuntati con l’arrivo del turismo nell’area ( per sapere come visitare la zona in modo responsabi­le, girate pagina).

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17 anni, «Gazzella dalla coda bianca» Akhelik Sezbek ha iniziato ad addestrare la sua aquila a 12 anni con i consigli di suo nonno Khumarka, molto esperto in questa arte, morto nel 2018 all’età di 90 anni.
AKHELIK 17 anni, «Gazzella dalla coda bianca» Akhelik Sezbek ha iniziato ad addestrare la sua aquila a 12 anni con i consigli di suo nonno Khumarka, molto esperto in questa arte, morto nel 2018 all’età di 90 anni.
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 ??  ?? MOLDIR 12 anni Moldir Ardak ha addestrato la sua prima aquila all’età di 10 anni. Durante la stagione estiva è orgogliosa di mostrare il suo rapace ai turisti di passaggio.
MOLDIR 12 anni Moldir Ardak ha addestrato la sua prima aquila all’età di 10 anni. Durante la stagione estiva è orgogliosa di mostrare il suo rapace ai turisti di passaggio.
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16 anni, ÇSplendida lunaÈ Aigerim Asker è molto affezionat­a alla sua aquila e solo l’idea di doverla lasciare libera quando avrà raggiunto gli 8 anni la fa stare male.
AIGERIM 16 anni, ÇSplendida lunaÈ Aigerim Asker è molto affezionat­a alla sua aquila e solo l’idea di doverla lasciare libera quando avrà raggiunto gli 8 anni la fa stare male.
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16 anni, «Vita» Zamanbol Talap ha iniziato per gioco ad addestrare l’aquila all’età di 10 anni. Pensa che le donne siano migliori cacciatori con le aquile «perché le amano di più».
ZAMANBOL 16 anni, «Vita» Zamanbol Talap ha iniziato per gioco ad addestrare l’aquila all’età di 10 anni. Pensa che le donne siano migliori cacciatori con le aquile «perché le amano di più».
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17 anni, «Speranza» Damel Semser ha iniziato a 10 anni. Dopo due figlie suo padre avrebbe desiderato un maschio, così ha assegnato a lei i compiti che aveva previsto per il figlio, come accudire la sua maestosa aquila.
DAMEL 17 anni, «Speranza» Damel Semser ha iniziato a 10 anni. Dopo due figlie suo padre avrebbe desiderato un maschio, così ha assegnato a lei i compiti che aveva previsto per il figlio, come accudire la sua maestosa aquila.
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