LA MIA AQUILA
Nelle terre selvagge del Bayan Ulgii, gli ultimi nomadi della MONGOLIA tramandano di padre in figlio l’antica arte della caccia con l’aquila reale. E se il figlio maschio non c'è? Così la bella Zamanbol, Moldir, Aigerim e le altre hanno imparato a volare
In Mongolia con le giovani addestratrici nomadi.
«I miei non hanno figli maschi, siamo io e le mie sorelle minori Asel, Akhjan e Aidana, così vado io a caccia con mio padre. Bisogna essere in coppia, uno è quello che fa volare l’aquila. Io finora ne ho avute tre, la prima si chiamava Khanikhiran e ha vissuto nove anni, l’ultima è piccola, ha solo un anno».
Akhelik appartiene a una delle famiglie di pastori nomadi kazaki che vivono ancora spostandosi in questa parte della Mongolia occidentale dominata dai monti altai, da secoli centro delle culture nomadi come quella kazaka (circa il 3% della popolazione mongola). L’attraversamento di fiumi e i ripidi pendii delle montagne a cavallo, con gli 8-10 kg dell’aquila sul braccio, sono le più grandi difficoltà da affrontare per Akhelik e le altre cacciatrici.
Moldir ha un’aquila che si chiama Ayaulim – le aquile reali per la caccia sono quasi sempre femmine – e con lei ha partecipato a festival e gare. La sua famiglia vive nel sum (distretto) di Shargobi e l’estate scorsa ha ospitato numerosi turisti, a cui la giovanissima cacciatrice ha mostrato con orgoglio Ayaulim.
Moldir è abile con il cavallo
( a sinistra, bambini durante una gara), uno dei simboli della cultura kazaka in Mongolia: il talento equestre è essenziale per lo stile di vita nomade. I numerosi e spettacolari giochi equestri, competitivi ma anche di puro divertimento, aiutano a migliorare la forza, l’agilità e la destrezza durante l’equitazione. Un proverbio kazako dice: «Il leone è il re degli animali, ma il cavallo è il re degli animali domestici».
La famiglia di Aigerim vive in un territorio remoto e desertico della Mongolia non lontano dai Monti Altai, dove lei è la sola cacciatrice donna. in inverno, quando la temperatura raggiunge da queste parti i 40 sotto zero, ci si sposta in una casa di mattoni, mentre dalla primavera all’autunno si vive in iurte.
Il gruppo familiare si muove sempre con il suo patrimonio: un cammello bactriano (a due gobbe), 20 mucche, 10 cavalli, 100 tra capre e pecore e 6 yak. La ragazza ha vinto numerosi premi. «Ho cominciato perché non mi piaceva stare a casa a fare i lavori domestici, cucinare, mungere, raccogliere il letame secco che usiamo come combustibile, così ho cominciato a seguire mio padre dopo la scuola». In futuro? « mi piacerebbe studiare ».
Il Kyz Kuu, «caccia alla ragazza», è un divertente gioco fra teenager, che si svolge durante le feste. Al segnale, la ragazza parte a cavallo. Pochi secondi dopo, il ragazzo le corre dietro, cercando di darle un bacio prima che lei raggiunga il traguardo. Se non riesce sarà la ragazza a inseguirlo, cercando di colpirlo con la frusta.
Dei circa trecento cacciatori kazaki in Mongolia, solo qualche
decina sono donne. Zamanbol dice che le donne secondo lei sono migliori, perché stabiliscono un rapporto affettivo più intenso con l’aquila. «Quando l’ho rilasciata in libertà ero molto triste e preoccupata, dopo quasi dieci anni di amicizia è un membro della famiglia, ho pianto». A differenza di molti coetanei, non intende lasciare la scuola.
La famiglia di Damel, otto tra fratelli e sorelle, migra nove volte all’anno, seguendo le stagioni in sintonia con la natura e muovendo
la grande mandria da 1.400 capi, tra cui 30 cammelli (per coprire i 160 km tra il campo invernale e quello autunnale occorre una settimana), che è valsa a suo padre Semser, detto «Sword», il premio di miglior allevatore di tutta la Mongolia.
«Qualche volta è faticoso quando l’aquila atterra sul mio braccio, è molto pesante», dice Damel. La caccia con l’aquila reale può essere rischiosa per una ragazza? «Non lascio mai andare mia figlia da sola», dice Semser. Che è preoccupato soprattutto dei fake hunters, i falsi cacciatori spuntati con l’arrivo del turismo nell’area ( per sapere come visitare la zona in modo responsabile, girate pagina).