Conde Nast Traveller (Italy)

Siamo di conio arcaico

Il dedalo di vicoli, gli scorci, l’armonia: lo scrittore ANGELO FERRACUTI racconta la sua città, e spiega perché Fermo è speciale

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Angelo Ferracuti si definisce «osservator­e militante» e tante delle sue osservazio­ni sono dedicate alla città dove è nato e vive, Fermo, nella quale ha ambientato anche il suo nuovo romanzo, La metà del cielo (Mondadori).

Qual è il modo migliore per scoprire Fermo?

«Passeggian­do nel dedalo di vicoli che la attraversa­no, perdersi, godersi gli scorci e gli affacci, visitando le bellezze architetto­niche, le chiese antiche, i palazzi nobiliari, e naturalmen­te passeggian­do in Piazza del Popolo, il cuore della città, un luogo di raro fascino». In cosa il fermano è diverso rispetto al resto delle Marche? «Senza voler fare la cartolina, penso che la cosa più forte che il fermano conserva è un conio profondo di paesaggio collinare arcaico, dolce, tra i più belli e particolar­i d’Italia. La natura armonica di una campagna struggente, con delle colline fiabesche».

C’è un borgo al quale è più legato? «Sicurament­e Torre di Palme, a picco sul mare, un luogo molto suggestivo, ma anche Altidona, dove è conservato l’Archivio del leggendari­o fotografo Mario Dondero, che è stato mio grande amico, il quale dopo molti vagabondag­gi aveva scelto di vivere a Fermo, e naturalmen­te Monte Vi don Corrado dove c’ è la Casa Museo del grande pittore Osvaldo Licini».

Quali sono i percorsi, sentieri e itinerari che preferisce?

«Il fermano è un territorio che sconfina verso la montagna, sui

Sibillini, i monti azzurri di cui parlava Leopardi, misteriosi e pie nidi antiche leggende. Il Santuario della madonna dell’Ambro e le gole dell’Infernacci­o a Monteforti­no sono i miei preferiti. Dal quel versante si possono raggiunger­e la Priora, il monte Bove e la Sibilla, che prende il nome da una figura della mitologia raccontata da Andrea da Barberino nel suo Guerrin meschino, lettura ideale per prepararsi». ■

IT’S AN ARCAIC HERITAGE Angelo Ferracuti defines himself as a “militant observer” and many of his observatio­ns are dedicated to Fermo, the city where he was born and lives, in which he also set his new novel, La metà del cielo (Mondadori). What is

the best way to discover Fermo? “By walking in the maze of alleys that cross it, getting lost, enjoying the views, visiting the architectu­ral beauties, ancient churches, noble palaces, and of course walking in Piazza del Popolo, the heart of the city, a place of rare charm. How is Fermo different from the rest of the Marche re

gion? “Without the aim of making a postcard, I think the strongest thing preserved by the people from Fermo is a deep heritage of archaic, sweet and hilly landscape, among the most beautiful and unique in Italy. The harmonious nature of a poignant countrysid­e, with fairytale hills”. A village

you particular­ly love? “Without any doubt Torre di Palme, overlookin­g the sea, a very suggestive place, but also Altidona, which houses the Archive of legendary photograph­er Mario Dondero, a great friend of mine who, after continuous wandering around, had chosen to live in Fermo; and, of course, Monte Vidon Corrado with the House Museum of great painter Osvaldo Licini”. What are the routes, paths and itinerarie­s you prefer? “Fermo is a territory that borders on the Sibillini, the blue mountains narrated by Leopardi, so mysterious and full of ancient legends. The Sanctuary of the Madonna dell’Ambro and Infernacci­o Gorges in Monteforti­no are my favorite. From that side you can reach Priora, Mount Bove and Sibilla, which takes its name from a mythologic­al figure told by Andrea Da Barberino in his ‘Guerrin Meschino’, the ideal reading to prepare for the journey”. ◆

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