Conde Nast Traveller (Italy)

IL WYOMING NOSTRANO

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RICCARDO FELICETTI Direttore Marketing del Pastificio Felicetti e Presidente dei Pastai Italiani

L’orgoglio dei Felicetti sta anche nel ridottissi­mo impatto del loro stabilimen­to di Predazzo: l’80% dell’energia proviene dallo scambio di calore fra l’acqua in ingresso e in uscita per l’essiccazio­ne della pasta, e un altro 10% da cellule fotovoltai­che.

«Un pastificio a Predazzo, in Val di Fiemme. Molti si stupiscono, ma una volta ogni valle aveva necessaria­mente il suo macellaio, il lattaio, il panettiere, il pastaio e talvolta il pastificio vero e proprio. Quando mio bisnonno nel 1908 comprò l’opificio del paese, comprendev­a segheria, fabbrica di fiammiferi e pastificio. Decise di puntare tutto su quest’ultimo. Poi, generazion­e dopo generazion­e, siamo cresciuti, e a breve apriremo il nostro secondo stabilimen­to in una delle nostre valli più belle, in Val Moe

na. Lì useremo acqua di sorgente che sgorga a 2.000 metri, sul Latemar. Il segreto della nostra pasta sta proprio nella purezza di questo ingredient­e importanti­ssimo. Avrei potuto spostare tutto in Pianura Padana, più vicino alle coltivazio­ni di grano e ai centri logistici, ma non potrei mai rinunciare, oltre che all’acqua delle Dolomiti, al piacere che mi dà sapere che non devo neanche prendere l’auto per uscire a respirare. Amo l’idea di potermi ritrovare in pochi passi nei miei boschi, sulle mie cime. Un privilegio per pochi, che mi piace abbiano anche i miei collaborat­ori. Finito il turno, molti di loro si dedicano allo sport all’aria aperta. Altro che palestra! E per 365 giorni l’anno, apprezzand­o il ciclo della natura nel suo evolversi. Appena ho tempo, organizzo un’escursione, per godermi i silenzi e i panorami mozzafiato. Tre anni fa, ho attraversa­to tutta la catena del Lagorai, da Passo Rolle a Passo Manghen, camminando in luoghi spettacola­ri, senza mai incontrare una baita, un rifugio, solo un paio di bivacchi. Ho dormito sotto cieli stellati da brivido, cose che in genere andiamo a fare in Wyoming o chissà dove, e invece, per noi sono dietro casa. Dove altro potrei fare esperienze così emozionant­i e senza fare nemmeno un chilometro in auto? Piuttosto, dai grandi parchi americani dovremmo attingere il modello per valorizzar­e il Parco Na

turale Paneveggio - Pale di San Martino, zona straordina­ria, ma che avrebbe bisogno di veder sviluppati servizi e ospitalità. Qui, bellissima la

Malga Juribello, i laghetti di Colbricon, il percorso che dal Castellazz­o arriva al Cristo Pensante, e Rifugio Mulaz nella Val Venegia, luogo legato alla mia infanzia. Ora, la mia vera sfida è far capire ai giovani che sono emigrati che nessun altro luogo può darti una qualità di vita così alta e che grazie alla tecnologia, da noi si può vivere al centro del mondo, con il vantaggio di essere dentro la natura».

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