EDITORÕS LETTER
Care lettrici, cari lettori, l’immagine qui a fianco, intitolata Transcendence, è stata scattata in Bhutan. Un monaco buddista di Gangtey, più di tremila metri di quota a picco sulla valle di Phobjikha, medita davanti alle montagne ammantate di foreste quando una folata sale dall’abisso e gli gonfia la stola del saio, come fosse un paio d’ali. Ma lascio che a descriverla sia Lisa Kristine, la fotografa che l’ha catturata.
«Nel misticismo bhutanese la meditazione può liberarci da ciò che ci tiene ancorati all’esistenza terrena, e quel monaco, che per un attimo sembra sul punto di volare come un uccello, mi è sembrato la rappresentazione perfetta del concetto. Le nostre ali oggi sono tarpate, ma il nostro spirito non lo è. Il virus non fermerà il ciclo del divenire, e quando saremo pronti a ripartire il Bhutan ci accoglierà nella sua grande anima».
Il mondo ci aspetta. Di ogni luogo ci aspetta la bellezza, ci aspetta la conoscenza diretta dell’umanità locale che è elemento imprescindibile della vera esperienza di viaggio, ci aspettano le comunità che anche di noi visitatori hanno bisogno per assicurare la sopravvivenza delle loro culture e delle loro tradizioni. Un giorno che ci auguriamo il più vicino possibile la pandemia sarà un ricordo, e torneremo liberi di esplorare il pianeta. Noi ci crediamo così tanto che ci siamo portati avanti, in questo numero.
Un numero che per me è l’ultimo da direttore, ma solo da direttore. Da domani torno a essere uno di voi, lettori affezionati di Condé Nast Traveller, viaggiatori con il corpo, con il cuore, con la mente. A volte basta una folata di vento per decollare.
Buon volo.