Donalisio Emanuele
LA NASCITA DI UN PIATTO È COME UNA TAVOLOZZA DI MATERIE PRIME DA CUI ATTINGERE PER SODDISFARE TUTTI I SENSI
«Sonocresciuto nella campagna piemontese, tra i profumi degli orti e del sottobosco e dove il buon cibo aveva un ruolo fondamentale». Il suo curriculum spiega il resto: torinese, Emanuele Donalisio ha cominciato a lavorare con i “grandi” a 16 anni quando, ancora studente dell’alberghiero di Pinerolo, fu scelto come collaboratore dalla bistellata Maison Flipot, per poi passare, neodiplomato, da Michel Roux, a Londra, e salpare sulle navi da crociera. Cinque anni dopo, si è ritrovato a gestire un ristorante in una città che fa da anello tra il suo Piemonte e il mare in cui ha navigato. «Ventimiglia significa i gamberi rossi, molto pesce, ma anche mango, avocado e papaya migliori che nei Paesi di origine». E la carne? «Sono piemontese, adoro cucinarla, ma anche abbinarla al pesce, un po’ come si fa nella cucina americana surf and turf». Dal medaglione di manzo con aragosta, alla triglia con fois gras, fino alla lingua con i gamberi, l’originalità sposa la qualità. «La nascita di un piatto è sempre un’emozione, una creatura concepita nella mente, che si sviluppa da una tavolozza colorata di materie prime da cui attingere per realizzare contenuti ed espressioni di sapori in grado di avvolgere, stupire e appagare vista, olfatto, ma soprattutto gusto». Il nome del ristorante chiude il cerchio.