Conde Nast Traveller (Italy)

Trippini Paolo

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HO SEMPRE PENSATO CHE AVREI FATTO QUESTO NELLA VITA. NON SAPREI PROPRIO FARE UN ALTRO MESTIERE Classe

1979, Paolo Trippini appartiene a una famiglia di ristorator­i. «Con me siamo arrivati alla terza generazion­e di chef. La cucina era la mia stanza dei giochi! Ho sempre pensato che avrei fatto questo mestiere, non saprei proprio fare altro», racconta. Cresciuto guardando il padre Giuseppe e il nonno Adolfo cucinare, sviluppa già da piccolo un vero e proprio amore per questa nobile scienza alla quale, oggi, dedica tutto il suo tempo. Il piatti che propone sono legati non solo al rispetto per le materie prime della sua terra, ma anche alla storia che si tramanda da padre in figlio. «Ancora oggi ricordo la perfezione del piccione in salmì che cucinava papà», pietanza che lo chef propone in due varianti.

Sapori unici, nella loro semplicità, ma capaci di emozionare e lasciare un ricordo indelebile in chi li assaggia. Uno spirito gastronomi­co agreste, ma contempora­neo. Da assaggiare gli Agnolotti di bollito, brodo dashi e foglie di alloro, l’Agnello in crosta di erbe e funghi, radicchio brasato e kefir o l’iconico Bosco Umbro, poesia di tartufo e sapori erbacei in un piatto capace di reinventar­si a ogni stagione. Lo chef ha voluto aprire anche ai piatti di mare, elementi insoliti ma necessari alla sua evoluzione. Tra le novità, il Polpo arrostito con pere, frutti rossi e asparagi e il Risotto con gamberi di fiume e topinambur.

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