Conde Nast Traveller (Italy)

Trentini Marcello

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FACCIO PIATTI TRADIZIONA­LI CHE A VOLTE “DISTRUGGO”, ANZI, RIVISITO E CONTAMINO MANTENENDO­NE IL GUSTO

Tutti lo chiamano – e lo conoscono – con il nome del suo ristorante, Magorabin (l’uomo nero delle fiabe, quello che spaventa i bambini), sin da quando nel 2003, affiancato dalla moglie Simona, in sala, apre il suo locale, a Torino. Marcello Trentini non solo è uno chef bravo, colto, furbo, intelligen­te ma anche simpatico. A cominciare dall’aspetto. Con quella testa di dread, i combat bermuda e la battuta sempre pungente è stato considerat­o l’enfant terrible della cucina torinese. E ancora in qualche modo lo è. Fuori dal coro ma con le idee molto chiare. «Faccio cucina tradiziona­le e a volte “distruggo” piatti, anzi li rivisito in chiave moderna, mantenendo­ne il gusto». Un nomade della cucina torinese, «mi piace passare dal piatto della memoria a ricette contaminat­e, fatte di metodo, disciplina e impegno, con un pizzico di glamour». Trentini lavora, pensa, produce e si diverte. «Ancora oggi moltissimo». Tra i suoi piatti iconici in menu, Lingua con gamberi e mandarino e Risotto & Anatra alla brace. Nella proposta Gran Torino, Vitello & Tonno, Ramen piemontese e Agnolotto pizzicato torinese. «Per descrivere ciò che faccio, direi che se la giocano alla pari la testa e il cuore con un 30%, poi un 10% di sana follia e un altro 30% di pancia». Il piatto è servito. E non è una favola. È tutto vero.

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