Enrico Bartolini
“LA CREATIVITÀ, UNITA ALLO STUDIO DELLA STORIA E DELLA TRADIZIONE, È LA CHIAVE PER FAR VIVERE L’IDENTITÀ DI UN LUOGO ”
Ambizione, intuito, creatività e passione smisurata per la cucina hanno portato Enrico Bartolini a diventare un caso unico in Italia: oggi, con otto stelle Michelin su cinque ristoranti, è detentore di un record assoluto, ottenendo il podio tra gli chef più stellati del Belpaese. L’agio è il carattere distintivo della sua cucina, nel cui pedigree si leggono i nomi di Paolo Petrini a Parigi, Mark Page a Londra e soprattutto Massimiliano Alajmo alla Montecchia. Per sua “fortuna” è stato il papà a scoraggiarlo nel continuare la professione di artigiano delle calzature, «a 13 anni ho deciso di iscrivermi all’istituto alberghiero: all’inizio non comprendevo molto il mondo gastronomico, ero piuttosto affascinato dalla complessità del servizio e dei sapori tradizionali toscani». Come lo spiedo di finocchio selvatico essiccato con frattaglie e polpa di maiale cucinato dallo zio Attilio: «li faceva molto speziati ed era un sapore intenso e complesso». Oggi la cucina del suo ristorante, all’interno del museo Mudec, spazia tra solida classicità e ardita sperimentazione, poco visionaria e molto concreta. Eppure per Bartolini c’è ancora un sogno rimasto nel cassetto. «Mi sento di avere avuto più di quanto desiderassi. Ma riuscire a immaginare un locale con la giusta dose di entertainment mi incuriosisce ancora».