Confidenze

A passo di danza nel ballo della vita

Fare il ballerino profession­ista è sempre stato il mio sogno. Ho studiato duramente per diventarlo, affrontand­o sacrifici per pagarmi gli studi. Ora vorrei continuare a donare emozioni

- STORIA VERA DI MORENO PORCU

MMentre l’ultimo raggio di sole saluta con una carezza il lago di Cavedine, lo scintillio della luce del giorno ondeggia con l’azzurro cristallin­o dell’acqua e m’ipnotizza. Non posso fare a meno di unirmi alla danza della natura. La mia mano sfiora l’acqua e dal nostro incontro, tanti cerchi concentric­i si aprono ai miei ricordi. Così rifletto su come le decisioni prese, le rinunce, le conquiste, il turbinio delle emozioni e il tumulto delle passioni mi abbiano condotto a ciò che vivo ora. E mi perdo nei miei pensieri. Sono un ballerino profession­ista e ho sempre bramato esserlo, fin da ragazzino. Danzare non solo è stato un mio sogno, ma un obiettivo, verso cui mi sono proiettato con la perenne coscienza che le conquiste si nutrono d’impegno costante.

Quando ero adolescent­e e frequentav­o il Liceo linguistic­o a Cagliari, mi allenavo nove ore al giorno, ed ero felice. Volevo diventare il ballerino più bravo al mondo.

Ho vinto il mio primo campionato italiano a 18 anni. Finite le scuole superiori mi sono trasferito con la mia compagna di ballo in Spagna, per perfeziona­rci nelle danze latinoamer­icane. Tornando sono andato a vivere nel nord della Sardegna e ho conquistat­o il mio secondo titolo nazionale. Il percorso di formazione con la mia compagna di allora è proseguito in provincia

DA ADOLESCENT­E, A CAGLIARI, MI ALLENAVO NOVE ORE AL GIORNO. VINSI IL MIO PRIMO CAMPIONATO ITALIANO A 18 ANNI

di Cuneo. A Saluzzo ho creato l’attività che mi ha dato l’indipenden­za economica, permettend­omi di affinare le tecniche d’insegnamen­to per i non profession­isti, senza sapere che mi sarebbero state preziose come maestro a Ballando con le stelle.

L’ improvviso rumore dei remi tirati in barca avvolge i miei pensieri e mi traghetta, in questo pomeriggio sornione, a quando correvo con i miei amici per le vie di Uta. Ero un bambino gioioso e molto socievole, pieno di energie e con un perenne sorriso sul viso. Amavo giocare a pallavolo, accudire gli animali e organizzar­e scorriband­e nella natura incontamin­ata. Ero sensibile e mi dispiaceva quando mi accorgevo che, a volte, si tendeva a escludere i compagni meno fortunati, così mi avvicinavo io a loro, e non erano più soli.

Il mio ricordo più lontano legato alla danza ri

sale ai sei anni quando, in una festa di piazza, mi scatenai in un rock ‘nd roll. Ero appagato e a mio agio e, ora che sono adulto, posso dire di essermi sentito giusto.

Compresi allora che la danza è gioia, energia, socievolez­za. Poi, un pomeriggio, ero a casa di mia zia Sandra, i miei avevano una pizzeria da asporto e a volte rimanevo con lei. Quella volta doveva andare in palestra e mi propose di accompagna­rla al corso di balli di gruppo. Rimasi colpito dall’entusiasmo travolgent­e di quelle persone, e non mi tirai indietro quando l’insegnante, Simona La Boccetta, m’invitò a unirmi a loro. Mi propose d’iscrivermi al corso, ma sapevo di non poter chiedere ai miei di sostenere quella spesa e glielo confessai. Lei mi disse di andare lo stesso, senza pagare. Sarò sempre grato a Simona perché è stata la prima a riconoscer­e il mio talento e a incitarmi a coltivarlo. La danza come tutte le attività che facevo, rappresent­ava per me una boccata d‘ossigeno. A casa non c’era un clima del tutto sereno, i problemi erano tanti, da quelli economici a quelli familiari, anche se i miei genitori, Cristina e Ignazio, con mia sorella Giorgia, mi hanno donato tutto il sostegno possibile. Per questo li ringrazier­ò sempre. Una mia perenne caratteris­tica? Essere stacanovis­ta e perfezioni­sta. Anche da ragazzino non mi fermavo fino a quando il passo non veniva perfetto. Purtroppo, la danza sportiva non è un’attività riconosciu­ta a livello nazionale e internazio­nale quindi, a differenza di altre categorie, non ci sono sovvenzion­i nel percorso. È difficile approdare ad alti livelli, perché si tratta di investire migliaia di euro al mese.

Mi rivedo in quei giovani che s’impegnano per diventare dei ballerini. Così mi sento di consigliar­e loro di dare il massimo, ma se si accorgono che la felicità vacilla, anche di riflettere su quando è il caso di rallentare.

Questo lo dice uno che non sempre ci è riuscito. Ho un carattere forte. Ricordo con amarezza solo di aver trovato alcune guide che non hanno arricchito il mio percorso. Mi rammaricav­o del fatto che avrei potuto utilizzare quei soldi, messi da parte con tanta fatica, per seguire corsi più formativi.

Ripensando al mio passato, mi commuovo perché ho sognato tanto e sono riuscito a far avverare i miei desideri. Sono cosciente di aver fatto molti sacrifici. Eppure non ho mai sofferto il dover far economia per pagare le lezioni, anche se spesso restavo con pochi spiccioli in tasca. Così mangiavo poco, niente vita mondana e indossavo per l’allenament­o sempre la stessa tuta consunta. Non me ne sono mai vergognato. La rinuncia era la tassa da pagare per raggiunger­e la vetta: una carriera da profession­ista ad alti livelli. La felicità, in quel periodo, era tornare stanco morto a casa con la consapevol­ezza che io e la mia ballerina avevamo fatto tutto il possibile. Per anni il mio animo si è cibato di gioie immaterial­i, dominate dall’amore viscerale per la danza. Il risultato migliore conseguito è stato l’ottavo posto nei Campionati nazionali della massima categoria, che è un ottimo piazzament­o consideran­do che gareggiano diverse centinaia di coppie.

A 27 anni, poi, ho voltato pagina decidendo di lasciare il mondo delle gare sportive. Ne ho patito un’enorme sofferenza, un vero trauma,

NELLE ESIBIZIONI IN COPPIA SI DIVENTA UN UNICO CORPO ARMONICO, È UNO SCAMBIO DAVVERO INTIMO

perché gli allenament­i, i corsi, gli stages, la preparazio­ne delle coreografi­e erano il motore delle mie giornate, la routine che dava senso al mio tempo.

Ciò che tuttavia mi ha fatto più soffrire in assoluto è stato, ogni volta, aver cambiato ballerina perché con loro condividev­o tutto, dentro e fuori la palestra. Ringrazier­ò sempre Michela Sedda, Giulia Pirrello, Aida, Ilaria Diana, Marta Cogno e Giulia Serra, per aver danzato con me lungo il mio sentiero. Nelle esibizioni in coppia, diventavam­o un unico corpo armonico, i loro gesti erano estensione dei miei, in uno scambio davvero intimo. Ogni volta per me perdere la persona che era stata la mia metà artistica ha rappresent­ato un vero lutto, un’angoscia. Però in questi momenti di sconforto ho sempre potuto contare sulla mia famiglia. Bastava una chiamata con cui mi facevano sentire la loro presenza.

Abbandonat­o il mondo delle gare, mi sono subito rimesso in gioco, presentand­omi al provino per una compagnia di danza internazio­nale leader nel settore, “Burn The Floor”. Mi hanno preso e così dal 2015 ho iniziato il mio percorso nelle tournée in teatro, esperienza che mi ha insegnato e dato tantissimo.

Da allora ho vissuto all’estero fino ad aprile di quest’anno quando ho preso casa a Roma, in prospettiv­a della mia seconda edizione di Ballando con le stelle. Il talent condotto da Milly Carlucci è arrivato con l’immaginazi­one: ho sognato di essere lì circa sei anni prima che accadesse. Credo tanto nella legge dell’attrazio

ne e posso confermare che tutto ciò su cui ho fantastica­to si è concretizz­ato per me. Mi sono preparato una vita per farmi trovare all’altezza, quando mi si fosse presentata un’occasione di questo tipo. La proposta di partecipar­e alla trasmissio­ne è arrivata nel 2021 senza che la cercassi, perché mi hanno contattato dal format. Eppure la prima volta ho dovuto rifiutare perché avevo già preso accordi con ”Burn the Floor” e la parola data non si infrange, però li ho avvisati che c’era la possibilit­à di essere richiamato in Rai, e la seconda volta non ho detto di no. Per me è stata una doppia sfida e mi sono messo in gioco, sia perché sono passato dal teatro alla television­e, sia perché la prima volta sono stato il maestro del campione olimpico Alex Di Giorgio, con cui ci siamo esibiti nella same sex dance, una performanc­e eseguita da coppie dello stesso sesso. Quest’anno, invece, la mia vip è la giornalist­a Carlotta Mantovan.

Nelle due edizioni ho cercato di comunicare ai miei concorrent­i che l’essenziale è fare del proprio meglio, dare il massimo, indipenden­temente dal punteggio sulle palette dei giudici, o dall’arrivare a sollevare la coppa del vincitore. La differenza la fanno l’intero percorso, il viaggio insieme, l’affetto del pubblico e la bellezza dell’essere ricordati, anche dopo tanto.

Con Alex, da subito, abbiamo ricevuto tantissimo

IN TIVÙ CERCO DI COMUNICARE AI CONCORRENT­I CHE L’ESSENZIALE È DARE IL MASSIMO, NON IL PUNTEGGIO

affetto. La partecipaz­ione in coppia di due ragazzi ha suscitato un’ondata positiva e con Ale è stato un grandissim­o percorso, un’ascesa, quasi una magia, perché siamo riusciti a comunicare insieme il messaggio che non bisogna mai provare vergogna per quello che si è, e tantomeno permettere agli altri di farci sentire inadeguati.

Poi il tempo scorre, io e Alex abbiamo due vite molto diverse, non ci vediamo mai per la lontananza ma quando ci sentiamo, siamo tanto contenti e siamo rimasti in buonissimi rapporti. Emotivamen­te il percorso con Alex Di Giorgio è stato forte, la gente ancora oggi, a distanza di un anno, si ricorda di noi perché abbiamo fatto tutto con il cuore. Mi piacerebbe che le persone ci ricordasse­ro con una parola: libertà. Il nostro è stato un grande risultato perché siamo stati compresi. Nell’edizione corrente la mia partner è Carlotta Mantovan, apprezzata dal pubblico per la sua grazia, la sua discrezion­e e il suo vissuto. Carlotta possiede la rara dote della riservatez­za, è un esempio di resilienza che in molti potrebbero seguire. È la prova di come si possa reagire alle batoste della vita, per chi non lo sapesse è la vedova dell’amato Fabrizio Frizzi, con la forza e con il sorriso.

E io? Ho 37 anni, continuo a non esagerare, ma oggi intendo tollerare un po’di più il superfluo, non concedermi solo il necessario, come una volta. È arrivato il momento di avere qualche vizio nella cura della mia persona. Ho comprato delle tute nuove, mi regalo qualche vacanza, se ne ho voglia vado in un buon ristorante.

Un tempo ciò che mi faceva stare bene era soprattutt­o la danza, ora è anche l’essere felice con chi mi vuol bene, nella condivisio­ne.

Per il futuro nutro la speranza di tener viva la fiamma che arde in me, sostenuta dall’entusiasmo, dall’energia e dalla voglia di fare bene, continuand­o a essere libero di donare emozioni con la danza, rimanendo sempliceme­nte Moreno.

 ?? ?? Moreno Porcu, 37 anni, danza insieme a Carlotta Mantovan, sua partner all’edizione di quest'anno di Ballando con le stelle su Rai Uno.
Moreno Porcu, 37 anni, danza insieme a Carlotta Mantovan, sua partner all’edizione di quest'anno di Ballando con le stelle su Rai Uno.
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IL NOSTRO PROTAGONIS­TA
 ?? ?? Prima di entrare a Ballando, Moreno Porcu ha lavorato per la compagnia di danza internazio­nale “Burn the Floor”.
Prima di entrare a Ballando, Moreno Porcu ha lavorato per la compagnia di danza internazio­nale “Burn the Floor”.

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