Confidenze

UNA PAGINA INDIMENTIC­ABILE DELLA MUSICA ITALIANA

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Nel 1951 a vincere la prima edizione del Festival della canzone italiana fu Nilla Pizzi con il brano Grazie dei fiori, una canzone che ha immortalat­o un’epoca ed è diventata anche un po’ il simbolo del Festival di Sanremo. Il brano, scritto da Mario Panzeri e Gian Carlo Testoni su musica di Saverio Seracini, composta da Renato Pareti e Alberto Salerno, venne cantato da una giovane Nilla Pizzi che insieme ad altri due interpreti (Achille Togliani e il Duo Fasano) si avvicendar­ono con le 20 canzoni in gara. L'anno successivo Nilla Pizzi si qualificò allo stesso tempo prima, seconda e terza con i brani: Vola colomba, Papaveri e papere e Una donna prega, segnando un record rimasto imbattuto.

Quell’inverno era stato straordina­riamente nevoso, con tempeste di neve già al principio di dicembre e valanghe su tutte le Alpi. Non fosse stato per il bel sorriso del mio fisarmonic­ista, la sera non veniva nessuna voglia di mettere il naso fuori casa: molto meglio restare vicino alla stufa a cucire, ascoltando la musica della radio.

Così, per due sere, io e la mamma ci godemmo insieme il caldo della nostra cucina, ascoltando le nuove canzoni e discutendo su quale fosse la più bella. La mia mamma non aveva dubbi: «Grazie dei fiori» diceva. «Sicuro che vince quella».

E si metteva a cantarla, visto che la sapeva già a memoria.

A me, invece, piaceva Sedici anni di Achille Togliani. Malinconic­a e romantica, parlava dei primi baci, dei primi pianti e degli amori della prima giovinezza. Insomma, era perfetta per noi signorine innamorate.

La finale era prevista per le dieci del sabato sera. Alle otto, la neve aveva già cominciato a scendere fitta fitta, imbiancand­o la strada. «Vai al cinema anche stasera?» mi disse mia madre. «Con questo tempo, potevi stare a casa con me a sentire chi vince».

«Vince Sedici anni» risposi, la testa già al sorriso del mio fisarmonic­ista. «Vedrai».

Uscii di casa insieme a mio padre, che non si sarebbe perso una partita di scopa al circolo familiare neanche sotto il diluvio universale. ➤

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