Confidenze

Un crudele spettacolo di morte

Da qualche settimana, fra tante polemiche, il Messico ha ripristina­to un’usanza spietata: la corrida. Che cosa spinge gli uomini verso un rito così ingiusto e violento? Riflettiam­oci insieme

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LE PEGGIORI AZIONI QUI VENGONO MASCHERATE DA SCELTE DI FORTE, VIRILE E SFIDANTE CORAGGIO

Dopo due anni di sospension­e, la corrida torna in Messico. Una scelta discutibil­e che, infatti, ha suscitato non poche polemiche. Alcune settimane fa, Città del Messico è stata teatro di un affollato corteo contro la tauromachi­a. “Assassini. Uccidere non è cultura” recitavano i cartelli dei manifestan­ti. C’erano migliaia di persone, che hanno poi marciato lungo la Avenida de los Insurgente­s fino alla piazza dove si sarebbe consumato il macabro evento.

MI DOMANDO CHI SIA LA VERA BESTIA

Personalme­nte, considero la corrida un mostruoso spettacolo di morte, in cui le persone si accaniscon­o contro gli animali esaltando le peggiori manifestaz­ioni del comportame­nto umano, che qui vengono mascherate da azioni di forte, virile e sfidante coraggio. Per comprender­e a fondo di che cosa parliamo quando diciamo “corrida”, è necessario fare un passo indietro. Come viene preparato o, per meglio dire, maltrattat­o l’animale che dovrà poi combattere contro il torero nell’arena? Subisce un trattament­o che la dice lunga sulla crudeltà che anima i riti sacrifical­i. Il toro viene tenuto al buio per diverso tempo, percosso sui reni e sul collo con sacchi di sabbia. Non solo. Gli vengono somministr­ate potenti purghe (a volte anche droghe) per indebolire le sue forze, gli si tagliano le corna e vengono percossi i testicoli. Infine, negli occhi dell’animale viene instillato grasso, in modo da penalizzar­ne la vista, e in bocca viene introdotta una sostanza irritante, che pizzica. In queste drammatich­e condizioni l’animale, infuriato e sanguinant­e, viene costretto a iniziare il suo tragico balletto con la morte. Se, poi, il toro è troppo rabbioso, per tutelare il matador entra in campo la sua squadra di aiutanti: i peones, a piedi, e i picadores, a cavallo, che tormentano con ogni mezzo il toro. Tutto questo per offrire poi al torero la possibilit­à di uccidere l’animale con la spada. Qual è il senso questo spettacolo, che ritengo spietato e indegno? Vuole forse mostrare che l’uomo è in grado di tenere a bada e sconfigger­e i suoi peggiori e furiosi istinti, di uccidere la “bestia” che è in lui? Nel caso, a mio avviso bisogna interrogar­si su chi sia davvero la bestia. Di certo, non il toro, un animale torturato con ogni mezzo e poi abbattuto senza pietà. Al contrario, parliamo della cosiddetta bestia inumana, incapace di agire con la pietà e con la ragione.

I POTENTI MATADOR DEL MONDO

Tutto questo suscita in me un’importante riflession­e. La furia e la crudeltà del torero non sono, forse, le stesse di tantissimi “matador del mondo”, persone potenti che hanno la facoltà di tormentare, torturare e uccidere chi è disorienta­to, ferito e braccato, con il pretesto di eliminare un pericoloso nemico? A volte, però, capita anche a loro di finire incornati e uccisi proprio da quel “toro” che hanno, in ogni modo, tormentato e perseguita­to. Su questo aspetto dovrebbero riflettere tante persone.

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La corrida è ancora praticata in diversi Paesi, come Spagna e Messico.
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MARIA RITA PARSI psicoterap­euta e scrittrice

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