Confidenze

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Cara Angelina, ho ❛❛

59 anni e nel leggere l'email di Elena sul n.8, ho deciso di scrivere la mia situazione di figlia. Mi occupo da anni, sette giorni su sette, di mia mamma e suo marito che non è mio padre. Entrambi con demenza senile, non posso lavorare per seguire loro, non hanno nemmeno l’accompagna­mento, perché la loro invalidità non arriva al 100%. Mesi fa, l’Asl mi fa preparare una serie di documenti, per prendere almeno l’assegno di cura, erogato dalla regione Piemonte: a dicembre ho percepito questo assegno, modesto ma almeno mi dava un po’ di respiro, a gennaio anche. Poi, l’accredito non è più arrivato, ho chiesto e la risposta della

Asl è stata: è cambiata la normativa. Così, questo assegno continuera­nno a percepirlo le persone che hanno l’accompagna­mento, mentre io non ho più nulla. Tutta questa situazione mi ha portata a zero vita sociale, e a un po’ di esauriment­o, perché avere a che fare con i malati di demenza ti svuota, specialmen­te quando nessuno ti aiuta, mio fratello è sparito. Ma vado avanti... nonostante tutto.

Maria Grazia (via mail)

Cara Maria Grazia, situazioni come la tua sono difficili, e purtroppo diffuse. Secondo i dati sono circa tre milioni le persone che si prendono cura di familiari in Italia, quasi tutte donne. Non entro nel dettaglio dei criteri con cui si erogano i sostegni economici, ma mi sembra assurdo che, con due persone malate di demenza, tu non abbia diritto a nulla. Ti lascio il telefono dell’associazio­ne Federazion­e Alzheimer, che forse può aiutarti a capire se ci sono altre possibilit­à: 02809767. In ogni caso, chiedi l’aiuto degli altri familiari, non pretendere di fare tutto da sola: sei una roccia, ma anche tu hai bisogno di ricaricart­i. Ti abbraccio!

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