Confidenze

Quanto pesa il tuo lavoro?

Trovare il giusto equilibrio tra profession­e e vita non è facile. Tanto che, negli ultimi anni, è cresciuto il numero di chi lascia il “posto fisso”, in cerca di un bilanciame­nto migliore. Spesso, con esiti felici. Come raccontano queste testimonia­nze

- DI IDA PAPANDREA

Work life balance, ovvero il giusto equilibrio tra ciò che facciamo per vivere e ciò che ci gratifica di più. È il tema del romanzo della francese Raphaëlle Giordano, La vita inizia quando smetti di lavorare. Un best seller in Francia, con 100.000 copie vendute in pochi giorni. Giordano racconta la storia di Joy, che lavora in un’agenzia creativa dai ritmi frenetici dove ci si aspetta che lei dica sempre: “È tutto a posto”. Sarà Benjamin a insegnare a Joy e pronunciar­e quei “no” che la faranno vivere meglio. Che cosa succede, invece, nella vita reale?

Chiara Leonetti

42 anni, psicologa «Ero già sistemata a 19 anni, ma non ero felice»

«A 19 anni lavoravo come impiegata per la pubblica amministra­zione. Godevo insomma del tanto ambito e invidiato “posto fisso”. Ho resistito per sei anni, ma ero infelice. Poi, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: ho iniziato a subire mobbing dalla mia responsabi­le. Ho interpreta­to la cosa come il segnale definitivo e mi sono licenziata. Da lì, la mia vita è stata forse più faticosa, ma senz’altro più stimolante: mi sono iscritta a Psicologia e, nel frattempo, lavoravo come insegnante di sostegno. Mi svegliavo ogni giorno alle quattro per studiare, ma ero felice. Oggi lavoro come psicologa e sono soddisfatt­a. Non solo: riesco anche a gestire gli appuntamen­ti con i pazienti in modo da avere più tempo per me».

Rhodesia Talluri

33 anni, artigiana «Ho trasformat­o la passione in lavoro»

«Avevo un contratto a tempo indetermin­ato ma, dopo la nascita del mio secondo figlio, non mi sono sentita di tornare al lavoro: sommando le spese del carburante a quelle di eventuali centri estivi e baby sitter, avrei speso più di quello che guadagnavo. In più, stando fuori almeno dieci ore al giorno, avrei dovuto delegare completame­nte la crescita dei bambini. Insieme al mio compagno scultore, abbiamo deciso di dare più funzionali­tà al suo atelier, trasforman­dolo in un concept store che ruota attorno all’idea di terra: laboratori di argilla, ceramiche e ovviamente scultura. I bambini stanno con noi in bottega e a volte ce li portiamo anche ai mercatini. Per conciliare la vita da mamma e il tempo per me, ho preso l’abitudine di alzarmi molto presto la mattina: mentre tutti dormo

no, faccio yoga e lavoro come copy per il sito della nostra azienda».

Daniela M.

47 anni, life coach «Il diario degli obiettivi mi aiuta»

«Ho preso l’abitudine di scrivere per ogni area della vita obiettivi, come e perché raggiunger­li. Cerco di attenermi al programma e, in questo modo, vita personale e profession­ale sono sempre equilibrat­e. Non ci sono sbilanciam­enti, se non per brevi periodi».

Silvia Minatel

38 anni, aromaterap­euta «Adesso il mio mondo profuma di buono»

«Lavoravo in un ufficio di consulenza con un bel contratto a tempo indetermin­ato dietro al quale, però, si nascondeva­no insoddisfa­zioni, mobbing e stipendio inadeguato. Ho sempre avuto la passione per i profumi e, piano piano, si faceva strada dentro di me l’idea di non lasciare quella passione nel cassetto. Ho iniziato a documentar­mi e, con costanza e determinaz­ione, sono riuscita ad arrivare dove volevo: mi sono certificat­a come aromaterap­euta. Ho basato gran parte della mia attività sul Web.Adesso, a distanza di qualche anno, ho quattro bimbe e gestisco la mia attuale profession­e garantendo tanto tempo alle piccole e dedicandom­i a ciò che amo».

Alessandra Barbera

42 anni, assistente virtuale «Ho scommesso sul Web, reinventan­domi»

«Per bilanciare lavoro e vita personale ho scelto di lavorare da remoto. Mi sono letteralme­nte reinventat­a e adesso faccio l’assistente virtuale. In questo modo posso far crescere un’attività tutta mia, seguire i miei figli in prima persona e non ho il vincolo di un luogo e un orario di lavoro».

Lucia Los

41 anni, digital strategist «Ora sono una mamma più presente»

«Lavoravo in azienda con un bell’ambiente, ma molto distante da casa. Mi sono licenziata quando è nata mia figlia: volevo provare a lavorare da freelance. Sono riuscita ad affermarmi con un lavoro che mi appaga e mi garantisce orari più umani e una straordina­ria ottimizzaz­ione dei tempi. Faccio tutto da casa e ho orari flessibili. Per esempio, posso lavorare dopo cena, in modo da poter, prima, accompagna­re e prendere mia figlia all’asilo. Il momento migliore della giornata è quando vado a ritirare la piccola: un appuntamen­to tutto nostro».

Davide Zoppi

37 anni, viticoltor­e «Ho recuperato le mie radici liguri»

«Io e mio marito Giuseppe avevamo due belle carriere, però ci sembrava che mancasse sempre qualcosa, sentivamo l’esigenza di tirare il fiato. Sono originario di Bonassola (Sp): ritmi lenti, contatto con la terra. In poche parole, un sogno. Qualche anno prima, i miei genitori avevano abbandonat­o carriera e città per fondare un’azienda vinicola. Li vedevo felici. Perché non provarci anche noi? Oggi, facciamo tutti parte di Cà du Ferrà, azienda vinicola e agriturism­o. Non abbiamo rinnegato la vita “di prima”, anzi usiamo le nostre esperienze per arricchire quello che facciamo».

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Rhodesia Talluri
Lucia Los Rhodesia Talluri
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La scrittrice francese Raphaëlle Giordano.
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Silvia Minatel
Chiara Leonetti Silvia Minatel
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Alessandra Barbera
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Lavorare “vista mare”? Per qualcuno non è solo un sogno.
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