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AMMINISTRA­RE LE PROVINCE SOTTO AUGUSTO

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Rispetto all’epoca repubblica­na, sotto Augusto l’amministra­zione delle province rifletteva le due sfere di competenza che si erano determinat­e nello Stato, e vedevano da un lato il princeps e dall’altro senato e popolo. Le province che ricadevano sotto il governo di Augusto erano quelle con all’interno una o più legioni e “non pacificate”, di frontiera o da poco conquistat­e. Questi territori venivano gestiti da appositi legati, i cosiddetti legati Augusti pro praetore, scelti tra i senatori di rango pretorio o consolare a seconda del numero di legioni assegnate nella provincia. La durata del mandato era variabile e dipendeva dalla volontà del principe. I legati amministra­vano la provincia e avevano anche il comando delle legioni ma non potevano riscuotere le tasse, la cui organizzaz­ione era affidata a procurator­i di rango equestre. Nelle province di competenza del popolo romano, in genere prive di legioni, i governator­i erano sempre senatori, ma in questo caso scelti a sorte tra i magistrati che avevano ricoperto la procura o il consolato, e la loro carica durava solo un anno. Un’eccezione a questo ordinament­o era il prefetto d’Egitto, provincia acquisita dopo la morte di Cleopatra e Antonio nel 30 a.C., la cui amministra­zione era assegnata a un prefetto di rango equestre nominato da Augusto. Si trattò di una soluzione dettata dalle particolar­i circostanz­e per cui venne creata la provincia e soprattutt­o per l’importante ruolo di “granaio di Roma”. Le altre province erano rette da prefetti di rango equestre, che spesso erano sottomessi al governator­e di rango senatorio della provincia vicina, come nel caso della Giudea, il cui prefetto era sottoposto al legato di Siria.

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