SEI SOLDATI IMMORTALATI PER L’ETERNITÀ
Al quinto giorno di battaglia, dopo aver perso ingenti forze, per qualche minuto l’invasione di Iwo Jima sembrò arrivata già al termine. Il momento fu immortalato per un colpo di fortuna, o di genio, dal reporter Joe Rosenthal, il quale colse la grandezza del gesto simbolico di sei marines stremati: alzare la bandiera americana sul monte Suribachi. L’inviato della AP, usando una Graflex 4x5, si trovò per caso nella giusta direzione, catturando la scena senza usare il mirino della macchina fotografica. Per questo, ma soprattutto per la perfezione plastica, artistica e politica dello scatto, Rosenthal fu accusato per anni di aver creato una messa in scena. Tra l’altro, a causa di un equivoco sui luoghi, egli stesso alimentò la tesi della creazione scenica sul periodico Time, poi costretto a scusarsi ufficialmente per il malinteso. A complicare la faccende c’è la questione del sergente Lowery, fotografo militare che non riuscì a immortalare l’alzabandiera perché la sua macchina si inceppò per la polvere vulcanica dell’isola. Per anni additò Rosenthal di un falso, fino ad un confronto tra i due in cui si chiarirono diventando anche amici. Ad ogni modo, intorno a questo iconico scatto, da cui sono nati monumenti commemorativi, ruota la vita e la morte di migliaia di esseri umani, ma soprattutto di sei commilitoni che vissero l’attimo. Identificati per volontà di Roosevelt, anche per avere una storia da spendere nella 7a campagna di vendita dei bond di guerra, dei sei marines la metà restò uccisa nei successivi scontri per la conquista di Iwo Jima. Al termine di ulteriori indagini, ad oggi i nomi dei soldati dell’alzabandiera, da sinistra a destra della foto, sono i seguenti: soldato di 1a classe Ira Hayes, soldato di 1a classe Harold Schultz, sergente Michael Strank, soldato di 1a classe Franklin Sousley, soldato di 1a classe Rene Gagnon e il caporale Harlon Block. Attualmente, però, si mette in dubbio la presenza di Gagnon, ritenendo che al suo posto vi fosse il caporale Harold Keller.