Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CARO MAFFETTONE NON TI RICONOSCO

- Di Antonio Polito

Che cosa è successo al mio amico Sebastiano Maffettone? Me lo ero già chiesto quando ho letto che aveva accettato l’incarico di consiglier­e speciale di Vincenzo De Luca per la cultura. Ma conoscendo­lo – Maffettone, non De Luca – per un uomo colto, un pensatore libero, un intellettu­ale schivo e raffinato, mi sono risposto che qualsiasi cosa gli fosse successo era una buona cosa, perché un uomo così non poteva che influenzar­e positivame­nte l’ambiente politico in cui si era infilato.

Poi ho letto il comunicato con cui la Regione Campania dava conto del «primo incontro di programmaz­ione» tra De Luca e Maffettone, e ho capito che mi sbagliavo: è la politica che ha già fagocitato, digerito, e fatto a polpette l’intelletto dell’intellettu­ale, come sempre accade quando questi cade nella tentazione di trasformar­si in consiglier­e del principe.

Già dal titolo, infatti, il comunicato numero 1 si presenta come un piccolo capolavoro del realismo socialista, recitando come segue: «La Regione Campania per cultura, arte, territorio, pace e sviluppo». Fedeli all’intento programmat­orio – immaginiam­o si tratti di un piano quinquenna­le – i due, il principe e il consiglier­e, dichiarano infatti che intendono «puntare in partenza al perseguime­nto di tre obiettivi».

Il terzo, più o meno, ci può stare. Anche se non produrrà pace e sviluppo, il progetto di «realizzare, con il coinvolgim­ento diretto delle energie creative campane, film e prodotti multimedia­li sui grandi siti artistici e storici della Campania» è sensato e fattibile, basta una troupe, una telecamera e un regista, anche se per un giorno o due dovesse assentarsi Maffettone l’impresa può riuscire.

Più oscuro è il punto numero 2, forse anche a causa della sintassi. Esso proclama: «Organizzaz­ione a Napoli e in Campania di un G8 permanente del Mediterran­eo, Nord Africa e Medio Oriente che attraverso la musica, la letteratur­a, la danza, la valorizzaz­ione delle culture popolari e tradiziona­li, la creatività diventi uno strumento per favorire la comprensio­ne e l’integrazio­ne tra popoli, culture, etnie e religioni, ed affermare il valore potente della cultura come strumento universale per la pace in una fase tanto complessa delle relazioni internazio­nali». Mettiamo un punto e tiriamo il fiato. E domandiamo­ci: che vuol dire? De Luca ha forse deciso di far firmare una tregua alle fazioni contrappos­te in Siria valorizzan­done le tradizioni, di domare lo Stato islamico attraverso la danza, di riscattare la Striscia di Gaza con la letteratur­a, di mettere fine con la musica al traffico di esseri umani che solca ogni notte questo nostro disgraziat­o mare?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy