Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Faide, vendette e ordini cifrati La camorra sbarca sul web
Forcella, alta tensione: sequestrate tre micidiali pistole e cento proiettili
NAPOLI Faide al tempo dei social network. L’ultimo scontro tra bande che sta insanguinando il centro storico cittadino è sbarcato sul web. Foto di persone uccise nello scontro tra clan, status, frasi contro tutto e tutti, e soprattutto contro «le guardie». E non bisogna nemmeno andare a cercare falsi profili o in pagine nascoste. Tutto è pubblico. Tutto è consultabile da chiunque abbia un profilo e scriva nel campo ricerche «Rione Sanità», ad esempio. In questo caso parliamo di una comunità pubblica, un gruppo aperto dove i contenuti sono visibili da tutti. In quest’ultimo caso ci sono doversi post che saltano agli occhi e che destano più di qualche dubbio su chi ci sia dietro la gestione di queste pagine. Uno su tutti: il due luglio viene pubblicata una fotografia di un ragazzo. Recita così: «Ora si che puoi riposare in pace Ciro». Il 2 luglio. Una data che a molti potrà anche non dire nulla. Se non fosse che il giovane ritratto in foto, Ciro Esposito, sia stato ammazzato all’inizio dell’anno a soli 21 anni. Almeno nove colpi di pistola per eliminarlo. Aveva precedenti per droga e spaccio. Torniamo al post con la sua foto e concentriamoci sulla data: il 2 luglio scorso. Quella notte Napoli è stata insanguinata da altro sangue. Quello di Emanuele Sibillo, ritenuto un baby boss in piena regola, sfuggito all’arresto nel corso del maxi blitz contro la paranza dei bambini e soprattutto a capo di una compagine criminale che stava seminando il terrore nel cuore di Napoli. All’epoca gli inquirenti inserirono l’omicidio di Esposito nello scontro in atto nel Centro Storico. E il collegamento tra quella foto e quella data è presto fatto. Ma stiamo parlando di suggestioni, di calcoli che potrebbero essere smentiti dai fatti. Però, è molto verosimile che un collegamento ci sia, eccome. E non solo questo. Scorrendo le pagine web della comunità ci sono tante altre foto, tanti messaggi diretti agli avversari di turno. Potrebbero sembrare dei messaggi cifrati, degli ordini. La pagina si apre e ne appare uno che recita così: «Rione Marianella merda» seguito da un numero «6.17» e la firma: «Rione Sanità 6.17 regna». Si scorre ancora ed ecco una foto che due faccine raffiguranti degli omini in divisa con due pistole puntate contro di loro e la scritta: «Giudici & sbrirri, che per voi l’arresto sia cardiaco». E tanto, tanto altro ancora. Segnali che non sono di certo sottovalutati dagli inquirenti. Il sismografo della giustizia in queste ultime settimana sta registrando scosse di assestamento importanti nel panorama criminale cittadino. Soprattutto quello del centro storico dove, ormai è più di una certezza, c’è in atto uno scontro generazionale. Ventenni che hanno in breve tempo cercato di scalzare quelli «più grandi» dal controllo di un’area che da Forcella arriva alla Maddalena, passando per il Borgo di Sant’Antonio Abbate. Da un lato ci sono gli eredi dello storico clan Giuliano composto dai Sibillo, i Brunetti, la terza generazione dei Giuliano e gli Amirante. Un cartello che si è messo in testa di scacciare i Mazzarella dal cuore di Napoli. E non importa come. «Devono andare via». E in questo senso si deve leggere anche l’alleanza strategica con il clan Rinaldi di San Giovanni, da sempre avversario dei Mazzarella. E sono scorribande in moto, sparatorie in strada, intimidazioni. Ma i baby camorristi non hanno fatto i conti con la controffensiva: altri morti, tra i quali anche quello di Emenuele Sibillo, altro sangue. Senza soluzioni di continuità. E se a questo si aggiunge il colpo messo a segno dallo stato contro la paranza dei bambini, il quadro che ne esce fuori è esplosivo.
La battaglia non è conclusa, anzi. Proprio ieri, infatti, la polizia ha sequestrato in via Sant’Agostino alla Zecca, nel cuore di Forcella, tre micidiali pistole e oltre 100 colpi. Armi pronte ad entrare in azione.