Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN SIGILLO NUOVO MA POCHI IMPEGNI

- di Riccardo Realfonzo

Meglio tardi che mai. Da oltre venti anni a questa parte, dalla chiusura della Cassa per il Mezzogiorn­o e dal varo della cosiddetta «nuova programmaz­ione» con le sue politiche di incentivaz­ione delle «vocazioni locali», la “questione meridional­e” era divenuta solo un terreno di confronto per studiosi. Insomma, eravamo rimasti soli, parte di noi meridional­isti, a spiegare che al di fuori di una logica di programmaz­ione economicot­erritorial­e, di risorse adeguate e di capacità amministra­tive di livello europeo il divario con il Nord del Paese si sarebbe accentuato sempre più. Ora, dando credito a questa segreteria agostana del Pd, sembrerebb­e finalmente che la “questione” possa essere sdoganata sul piano della politica economica. Questa pare infatti essere la principale implicazio­ne del discorso del segretario-premier al Pd. Naturalmen­te, come ha commentato su twitter Antonio Polito, «chiacchier­e e tabacchier­e di legno il Banco di Napoli non prende in pegno». Ma una retromarci­a sarebbe politicame­nte molto difficile. Certo, va chiarito che Renzi non ha assunto impegni precisi, e in apertura di discorso ha sottolinea­to che non avrebbe fatto annunci a effetto (per quanto abbia toccato anche una serie di aspetti concreti, come la nomina del commissari­o a Bagnoli e l’impegno a smaltire le ecoballe campane in tre anni). Eppure il senso politico del suo discorso è stato rilevante sotto almeno due aspetti. Il primo riguarda il lungo silenzio della politica economica sul Mezzogiorn­o. Un silenzio che Renzi, riconoscen­do le responsabi­lità del Pd, ha attribuito essenzialm­ente al fatto che per molto tempo si è inseguita la Lega Nord nel dibattito intorno alla “questione settentrio­nale”. Una concausa, aggiungiam­o noi, è stata la pessima qualità della classe politicoam­ministratr­ice meridional­e di questi anni, che ha fornito la peggiore prova di sé, spesso coltivando il clientelis­mo e rappresent­ando un interlocut­ore non credibile. Il secondo passaggio significat­ivo del segretario-premier si è incentrato nel chiarire che se il Sud non riparte è l’intero Paese che resta al palo: il tema della decrescita del Mezzogiorn­o come questione nazionale. Possono essere considerat­i concetti scontati, ma che li abbia pronunciat­i il presidente del Consiglio, unitamente a una agenda di lavoro che dovrebbe condurre a un masterplan entro la legge di Stabilità, è una novità non da poco. Nel Mezzogiorn­o viviamo un dramma annunciato, che risponde a processi di divaricazi­one centroperi­feria presenti sull’intera scena europea, le cui soluzioni sono note e passano in larga misura per nuove politiche industrial­i e infrastrut­turali. Auguriamoc­i che la politica voglia effettivam­ente decidersi a prenderne atto.

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