Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lopez, l’architetto padre della passeggiata a mare
Aveva iniziato come scenografo alla Rai, poi l’ingresso nell’ufficio tecnico del Comune nel quale ha percorso tutte le tappe della sua carriera, fino a diventarne uno dei dirigenti più apprezzati. Nel Duemila gli viene affidato l’incarico di ripensare il pontile Nord di Bagnoli. Quella striscia di terra, cemento, acciaio che taglia il mare dai tempi dell’Italsider. I primi giorni dopo la riapertura ai cittadini, ci andava spesso, per osservare chi lo attraversava. Per scrutare i volti dei cittadini che si erano riappropriati di un luogo meraviglioso. «In realtà ho fatto poco, mi sono lasciato guidare dal paesaggio, con discrezione, senza sovrappormici», amava ripetere. Era un uomo fatto così. Sosteneva che era stata la natura ad aver regalato quell’angolo alla città. Eppure solo il “suo” pontile ha consentito e consentirà a migliaia di persone di potersi affacciare su quel mare. Di camminare sospesi.
Nel Duemila c’erano ancora coloro i quali pensavano che quel gigante andasse abbattuto, quel braccio di cemento e ferro in mezzo al mare andasse cancellato. Ma come si fa a cancellare la storia? Il passato? Lopez immagina un modo per restituirlo alla città, ascolta le storie di chi ha lavorato in quella fabbrica, senza dimenticare la sua gloriosa tradizione industriale. I binari sui quali viaggiavano i carri con il carbon coke. Per quello era nato il Pontile, si poteva però cambiarne la funzione e aprirlo a tutti. Si poteva percorrere l’idea che le cose possono cambiare. E diventare più belle. Questo era il suo progetto.
Cinque anni dopo, il cantiere. Nel progetto ci aveva tenuto a mettere una battagliola ai due lati, perchè, spiegava: dev’essere un pontile vero, dove le navi possano attraccare. Raccontava che poteva bastare sbullonare alcuni tubi e lasciar poggiare la passerella di un’imbarcazione per far scendere i passeggeri.
Architettura e poesia insieme. Come la rosa dei venti voluta da lui al termine del pontile. Aveva studiato a lungo dove portassero le direzioni e poi le aveva fatte indicare su quella che chiamano “Isola”, da Istanbul a New York, da Lima ad Algeri. Senza illuminazione: «Così si potranno vedere le stelle senza essere disturbati». A pensarci bene il pontile è l’unica cosa che del progetto Bagnoli si può vivere. Che non è rimasta nei cassetti. Anche grazie all’impegno del “suo” architetto.
Era andato in pensione da poco ma non riusciva proprio a stare a riposo. Il nuovo progetto era il Parco del Mare, l’idea che intorno al “suo” pontile potesse nascere un nuovo modo di vivere la città. Aprire i varchi e immaginare un’area unica dall’Arenile fino alla spiaggia pubblica. «Un tessuto omogeneo», diceva lui. Un sogno e un progetto. Mi scuso se non ne ho citati altri, nei quali ha messo lo stesso impegno e passione in oltre 33 anni di lavoro al Comune, ma ricordo un giorno di questo inverno in cui mi accompagnò a fare una passeggiata sulla spiaggia di Bagnoli per mostrarmi la sua idea del Parco. C’erano i disegni, ma quelli non dicono mai tutto. Voleva farmi vedere dove avrebbe messo i giardini, le passerelle. Mi piace ricordarlo così. Mentre mi indica la sua idea di una città migliore, alla quale lui ha dato un contributo prezioso. Molto discreto. Ma profondo, come era lui.