Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«STREGHE» MA NON TROPPO
Non è un libro di narrativa ma racconta storie. Vicende di diversi secoli fa, ricostruite puntualmente sulla base di documenti inediti: carte d’archivio che parlano delle donne di un’isola del Golfo, costrette a diventare «streghe». Sono le ragazze di un convento per fanciulle povere, la più giovane di soli diciotto anni, le protagoniste di una delle «Tre storie dei SeiSettecento», sottotitolo del volume di Giovanni Romeo, «Magia e stregoneria a Procida» (edizioni Dante & Descartes; sabato la presentazion e nell’isola). Per una rubrica che si occupa di romanzi, dunque, si tratta di un’eccezione. Eppure la ricostruzione di Romeo ha per molti aspetti la forma avvincente di una narrazione e dipinge, in un affascinante affresco, la storia di un luogo singolare, animato da spirito imprenditoriale e aperto alle novità, specie nella sua parte femminile. Sono le donne dell’isola, infatti, a dare spazio alle due «mediche» del primo episodio, Filippa e Rosa, poi incolpate di malefici. Le due «fattucchiere» siciliane sono invitate a Procida per la loro fama di guaritrici e accolte benevolmente. Ma di fronte ai loro rimedi approssimativi le stesse donne dell’isola sollevano sospetti, fino alla reazione dissacrante di Iesca, moglie di uno dei pazienti, che ride apertamente di fronte al rituale messo in scena da Filippa. Una forma laica di ribellione alla ciarlataneria che non ammette repliche e lascia intravedere una società assai poco credulona e in via di modernizzazione. L’altra storia di streghe è quella delle ragazze povere del convento: di fronte alle presunte confessioni di alcune di loro, che narrano di voli notturni e di incontri con il demonio, la Superiora convoca il Sant’Ufficio. Le gravidanze, a quanto pare, non erano che immaginarie e le isterie delle ragazze andavano ricondotte alla loro infanzia disagiata e agli abusi subiti da bambine in seno alle famiglie. Alcune furono poi trasferite a Napoli e se ne perdono le tracce. La loro vicenda è altamente simbolica e racconta di un mondo in cerca di riscatto dai retaggi del Medioevo, ma ancora tragicamente sospeso tra la maledizione facile del diavolo e la benedizione avara della Chiesa.