Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I ragazzi di Cesinali ereditano la «sagra» e la trasformano in un festival Indie-Rock
C’era una volta un festival. Quello di «Arte e Portona», nato negli anni novanta, a Cesinali nell’avellinese. E all’improvviso l’anno scorso dopo oltre vent’anni di festival a base di cibi tipici e canzoni e danze tipiche, c’è una trasformazione. Anzi un passaggio generazionale. Ora immaginate quel paesino dell’avellinese travolto dalla musica indipendente. Perché è così. «C’era una volta il festival» che si tiene a Cesinali in questi giorni è una rassegna di musica divertente, di cibo, di antiquariato che si tiene fino a stasera. «Il festival - raccontano gli organizzatori - è nato per sostituire il vecchio festival, in maniera pacifica ovviamente. Grazie a una sinergia tra la «Proloco Cesinali», «Forum dei Giovani», e l’associazione culturale «Wollof» e amministrazione culturale.
Questa manifestazione ruota (d’altronde come quella che la precedeva) intorno a una peculiarità architettonica del borgo: la presenza di antichi portoni con archi di pietra, da cui il nome dell’evento - «Volta» prende ispirazione. Il cibo locale c’è sempre ma rivisitato in stile street food. Ma soprattutto è ci sono una miriade di gruppi della scena indipendente italiana.
Ieri sera si sono esibiti già i Karma Roulette, che si definiscono «band cantautoriale»; Red Liquid,che sognano il «dream pop» di Bon Iver; The Exploders Duo, nati nel classico garage; gli Wow, dediti al rock; i Flower or Razor Wire.
Stasera invece a suonare saranno i Kyllne,che spazia tra l’elettronica e la bass music ispirandosi alla cinematografia e i cult d’ogni tempo; ancora una volta i Red Liquid, i BluDiMetilene, nati nel 2011 e reduci dalla realizzazione del loro primo album «Frastuono»; gli Slaves of Love and Bones, avellinesi che dicono di voler creare «illusioni infinite»; i romani Odiens, dalle chiare influenze beat; gli Scarda, e Thegiornalisti che sono stati anche ospiti di Serena Dandini e di Nicola Savino in varie occasioni. E poi c’è il cibo e la possibilità di trovare qualcosa di sorprendente sotto ogni portone del paesino. «I nostri genitori - spiega Agostino, uno degli organizzatori ci hanno lasciato il festival, e noi l’abbiamo fatto nostro, portando musica nel paese»