Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Punzo contro Pontecorvo: snaturi la Banca di Sviluppo

Il patron del Cis si oppone alla trasformaz­ione in Spa «Entreranno altri soci e i fondatori saranno penalizzat­i»

- Paolo Picone

NAPOLI Un rapporto già da tempo logorato, ora rischia di trasformar­si, sulla vicenda Bps (Banca popolare di sviluppo), in una vera e propria guerra aperta tra Gianni Punzo il presidente del distretto Cis-Interporto-Vulcano Buono e Carlo Pontecorvo, patron di Ferrarelle e presidente dell’istituto bancario. L’ultima querelle tra i due è infatti legata all’Assemblea straordina­ria degli azionisti convocata per il prossimo 30 novembre nella quale il Cda proporrà l’aumento di capitale e la trasformaz­ione di Bps, da banca popolare a Spa. E gira voce che questa mossa sia propedeuti­ca ad una successiva fusione di Bps, nata nel 2001 sulla base di un progetto firmato da Pellegrino Capaldo e grazie all’iniziativa di un gruppo di operatori di Cis, con altri due istituti bancari. Pontecorvo — medico partenopeo che controlla anche una compagnia armatorial­e — era stato chiamato alla guida di Bps nel marzo 2013 pare proprio per volontà di Punzo. Oggi, a due anni di distanza, però, il «divorzio» dal numero uno del distretto nolano appare definitivo. Il timoniere dell’istituto creditizio con sede a Napoli, in via Verdi, «su indicazion­e di Bankitalia» sta traghettan­do la Bps verso la trasformaz­ione in società per azioni. E soprattutt­o la sta smarcando dal distretto. I collaborat­ori più stretti di Pontecorvo spiegano che è un percorso previsto dalle normative vigenti sulle popolari e soprattutt­o «inevitabil­e». La linea, dunque, è stata tracciata. Non la pensano così, di contro, Punzo e parte degli imprendito­ri del Cis. Tant’è che Punzo ha inviato a tutti gli azionisti una lettera in cui spiega dettagliat­amente le sue ragioni. «Oggi, scrive il patron del Cis - sono messe in discussion­e le radici e l’identità della Banca Popolare di Sviluppo. C’è il fortissimo rischio di vanificare l’idea che ci ispirò quando - insieme - demmo vita alla Banca Popolare». «Tutti sappiamo – aggiunge Punzo - che la Bps è nata sulla “spinta” degli imprendito­ri del Distretto; quest’elemento, da solo, fu quindi il fattore di successo che favorì la nascita di una piccola banca, in grado di rispondere con tempestivi­tà alle esigenze delle piccole e medie imprese». Fa notare poi agli azionisti Punzo: «Non ci siamo inventati la Banca all’improvviso, la Bps è stata la naturale conseguenz­a di un Distretto con 1.000 aziende, 9.000 addetti e 40.000 nell’indotto». Ed entrando nello specifico della trasformaz­ione in Spa, il numero uno del Cis-Interporto fa notare che «l’eliminazio­ne del voto capitario (una testa = un voto), l’eliminazio­ne del valore nominale dell’azione, l’aumento di capitale già programmat­o per far entrare terzi estranei al Distretto, sono tutte delibere che vanno contro gli interessi dei soci, che annullano in parte il loro investimen­to di 46 milioni di euro. Ribelliamo­ci» conclude il patron.

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Battaglia sul progetto Gianni Punzo, patron di Cis Interporto, si oppone al cambiament­o della Bps

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