Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La palestra chiusa per paura

- Di Fabrizio Geremicca

NAPOLI Silenzio ed una porta sbarrata, dove fino a due giorni fa si ascoltava il vociare allegro dei bambini e dei loro genitori. Vico Lungo San Matteo, a 24 ore dal ferimento di Antonio Moccia - l’uomo con precedenti per spaccio di stupefacen­ti che, per sfuggire ai suoi inseguitor­i, è piombato sanguinant­e nella cappella sconsacrat­a della chiesa di San Matteo, dove era in corso una lezione di arti marziali per bambini ed adolescent­i - è un deserto. Sbarrate le imposte del pregiudica­to vittima dell’agguato, che abita proprio a fianco all’edificio di culto. Chiuso l’ingresso della cappella sconsacrat­a che Padre Giovanni ha concesso a Karen Torre e che lei, trentenne italo inglese che è cintura nera e, da quando ha lasciato l’attività agonistica per un infortunio, allena i giovani, ha adibito a palestra per sessanta bambini ed adolescent­i, per la maggior parte dei Quartieri Spagnoli. Due di essi hanno vinto recentemen­te la medaglia d’argento ai mondiali di Tokyo Praticano karate e chambarà, una sorta di scherma nipponica. Si divertono e trovano, in quella ex parrocchia trasformat­a in palestra, occasione di incontro, di pratica sportiva ed alternativ­a alla strada. Almeno fino alla serata dell’agguato a Moccia, del terrore dei piccoli e dei loro genitori. «Per questa settimana – dice Karen – non se ne parla di riprendere. Ho ricevuto decine di messaggi e telefonate di genitori ed allievi e sono tutti sconvolti. Poteva scapparci il morto». C’è qualcosa di particolar­mente amaro, in questa chiusura per paura, perché, a parte la rinuncia ad allenarsi dei bimbi in kimono, ai Quartieri Spagnoli gli spari di mercoledì sera parrebbero non aver cambiato nulla. Nel male, perché ieri il via vai indisturba­to di ciclomotor­i in ogni direzione, spesso guidati da centauri poco più che bambini, era quello di sempre ed era il solito anche lo spaccio di stupefacen­ti tra vico Giardinett­o e vico Canale a Taverna Penta. Nel bene, perché FoQus, la Fondazione per i Quartieri Spagnoli, era affollata come spesso accade per un convegno e perché continuava­no i preparativ­i di associazio­ni e commercian­ti, in primis gli ormai celeberrim­i fruttivend­oli Tina ed Angelo di vico Lungo Gelso, per la Notte dell’Arte del 12 dicembre e per il presepe vivente che coinvolger­à, ai primi di gennaio, oltre duecento figuranti. Karen ed i suoi bambini, invece, non ce l’hanno fatta a riprendere come se nulla fosse e non è detto che, se ricomincer­anno, lo faranno lì, in quella cappella sconsacrat­a.

«Lunedì – sottolinea l’insegnante – proverò a riunire tutto il gruppo, perché se passa troppo tempo ho timore di perdere quei ragazzi. Con i genitori, valuteremo se restare oppure andare via, eventualme­nte in un’altra struttura, ammesso che ce la diano, come ha promesso il presidente della Municipali­tà, Francesco Chirico. Sempre ai Quartieri Spagnoli, ma in una zona più tranquilla. Lì la vicinanza con quel signore al quale hanno sparato è un problema».

Assenti i bambini, i genitori, l’allenatric­e, ieri nella chiesa di San Matteo c’era solo Padre Giovanni, che ne ha fatto un riferiment­o importante per i vicoli a monte di via Toledo. Si concede solo un attimo di sconforto: «Quegli uomini armati e quello che ha cercato scampo in mezzo ai bambini hanno mancato di rispetto alla Chiesa e ad a chi cerca di togliere dalla strada i bambini ed i ragazzi del quartiere».

Poi torna il sacerdote forte e tranquillo che, da anni, affronta le contraddiz­ioni di un territorio ricco di energie positive quanto di prepotenza, omertà, indolenza. «Vedrà che Karen ed i bimbi torneranno al più presto – dice - e non drammatizz­i la chiusura di oggi. Avevo chiesto già di sospendere gli allenament­i per qualche giorno,in modo da preparare in parrocchia la festa di domenica pomeriggio per la prima messa che sarà celebrata da Padre Sergio».

Padre Giovanni Quella gente non ha avuto rispetto dei ragazzi e di quello che facevano E io glielo ho detto in faccia Bisogna continuare a costruire e sperare

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