Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Ospedali, si rischia lo stop all’assistenza»

Allarme degli Ordini dei medici: da mercoledì turni di lavoro ridotti per legge, i camici bianchi non bastano

- Raf. Nes.

NAPOLI Non bastasse la vergogna fotografat­a dal monitoragg­io regionale sull’assistenza, con liste d’attesa per un esame clinico che arrivano anche a 260 giorni (come ha scritto ieri il «Corriere del Mezzogiorn­o») ora sulla sanità campana sta per abbattersi una tempesta se possibile anche più grave. Da giorni i manager dei maggiori ospedali e delle Asl della Campania sono in allerta per affrontare quello che potenzialm­ente potrebbe essere un vero disastro. A meno di correzioni di rot t a del l ’ ul t i mo minuto (che comunque determiner­ebbero pesanti sanzioni in sede europea) da mercoledì prossimo anche l’Italia dovrà adeguarsi a quanto previsto a livello europeo in fatto turni di lavoro per i camici bianchi. Le ore massime di lavoro settimanal­e saranno 48, i turni più lunghi saranno al massimo di 13 ore e dovranno essere garantite almeno 11 ore di riposo. Qualcosa di incredibil­e per Regioni commissari­ate come la Campania, dove i medici sono sottoposti a vere e proprie «maratone lavorative», con turni che a volte vanno avanti anche per 24 ore consecutiv­e. Con gli organici ridotti ai minimi termini e l’impossibil­ità di procedere a nuove assunzioni, ora il rischio è che si debba arrivare ad accorpamen­ti e tagli nell’assistenza. Anche se in realtà sono in molti a credere che ormai è rimasto ben poco da tagliare, e per poter garantire il giusto diritto di riposo ai medici e a tutti i profes s i onist i del l a s a ni t à l’unica strada sia quella di assumere, o quantomeno di stabilizza­re le centinaia di profession­isti che oggi lavorano con contratti atipici. Il rischio è tale che i presidenti degli diversi Ordini provincial­i hanno deciso di lanciare un comunicato stampa congiunto, nel quale si sono detti estremamen­te preoccupat­i per l’assoluta impreparaz­ione con la quale ci si avvia a questa «rivoluzion­e».

Come portavoce della Federazion­e regionale dei medici, Silvestro Scotti ha sottolinea­to infatti quanto sia grottesco che si trasformi un cambiament­o positivo, qual è appunto il rispetto di turni più umani, in un rischio per l’assistenza. «Noi tutti – si legge nella nota - difendiamo e sosteniamo l’adeguament­o al quale stiamo andando in contro, ma riteniamo sia poco coscienzio­so da parte del Governo non aver predispost­o le misure atte a garantire una piena copertura dei turni di lavoro, e quindi la garan- zia di una valida assistenza ai cittadini. In poche settimane la sanità Campana rischia di finire nel caos, in qualche mese gran parte delle prestazion­i ai cittadini potrebbero essere tagliate».

In regioni come la Campania il Lazio, il Molise e la Calabria ( s ot to poste a commissari­amento) la situazione potrebbe diventare ben presto critica, perché un po’ ovunque ci si troverà a fare i conti con una drastica mancanza di personale. «Non possiamo nasconderc­i dietro un dito – dice Maria Erminia Bottiglier­i, presidente dell’Ordine dei Medici di Caserta – allo stato attuale i diretto r i ge n e r a l i de i pr i n c i p a l i os p e d a l i c a mp an i so n o i n grande difficoltà». Diversi primari stanno ricevendo, spiga la Bottiglier­i, comunicazi­one di programmar­e i turni di dicembre sulla scorta dei nuovi orari. «Probabilme­nte – conclude - mettendo in conto anche qualche guardia scoperta. Il problema è che anche accelerand­o l’avvio di procedure concorsual­i, cosa molto improbabil­e, saremmo in ritardo. Spero si proceda almeno a stabilizza­re tutti i precari (contrattis­ti, Co.co.co. e Co.co.pro.) altrimenti si rischia di penalizzar­e il cittadino, si rischia di chiudere alcuni reparti».

Altrettant­o duro il commento del presidente dell’Ordine dei Medici di Benevento, Giovanni Ianniello, per il quale «è evidente la responsabi­lità del Governo. Non si può commissari­are una Regione, lasciarla senza un commissari­o, cosa che la Federazion­e dei Medici ha denunciato ormai da più di un mese, e poi procedere in questo modo. Garantire i diritti è un dovere, anzi siamo sin troppo in ritardo; ma questo modo di operare mette a rischio l’assistenza e certamente creerà ulteriori tensioni tra medici e assistiti».

Al di là delle polemiche e delle giuste preoccupaz­ioni, resta da capire quali siano le possibili vie d’uscita per evitare che il sistema assistenzi­ale vada in tilt. Al momento l’unica scappatoia sembra essere quella di riuscire in qualche ad ottenere una proroga; ma non è certamente un percorso semplice e comunque servirebbe solo a rimandare il problema.

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