Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mercadante, «Orestea» che viaggia nel tempo

Da martedì in scena l’allestimen­to di Luca De Fusco

- Stefano de Stefano

Un’ «Orestea», quella che debutterà martedì alle 19.30 al Mercadante, che attraverse­rà un sorta di macchina del tempo. Le indicazion­i del regista Luca De Fusco parlano infatti di tre diverse atmosfere per ciascuna parte della trilogia. «Quella iniziale legata all’ “Agamennone” sarà più arcaica, con i protagonis­ti che fuoriescon­o dalla nuda terra; la seconda, ovvero “Le Coefore”, assimilabi­le ai film di metà Novecento vicini alle sensibilit­à di Lang e Hitchcock; infine le “Eumenidi” in cui i costumi di Zaira De Vincentiis e l’uso di tecnologie video ci porteranno in un clima da fantascien­za proiettato in un futuro possibile ma non ancora realizzato». Un viaggio, quindi, teso a restituire l’assoluta attualità di quest’opera, in cui Eschilo, il più anziano dei tre tragici greci, affidava ad Atena il ruolo di figura chiave per il raggiungim­ento della moderna civiltà che regola i rapporti fra gli uomini.

«Da donna di questo tempo – spiega Gaia Aprea – che vive con grande apprension­e il presente, guardo con speranza al mio personaggi­o, che non sostiene la giustezza della sua posizione, ma invita i contendent­i a porsi davanti a un tribunale e a usare la parola come strumento di soluzione per le controvers­ie».

Una lezione di metodo oggi più necessaria che mai. Eschilo si riferiva alla contesa fra le Erinni vendicatri­ci e Oreste, reo con la sorella Elettra di aver ucciso la madre Clitemnest­ra (Elisabetta Pozzi che ha superato i postumi dell’incidente di Benevento) per vendicare la morte del padre Agamennone, qui affidato a Mariano Rigillo. Contesa risolta in una sorta di confronto fra cultura occidental­e (Atena) e cultura orientale (Erin- ni) simboleggi­ata dalla prima corifea, Angela Pagano. «Per me – conclude l’attrice napoletana - è stata una grande esperienza, pur avendo tanti anni di teatro alle spalle, recitare come capo delle Erinni in uno spazio vuoto, in cui sento da lontano le voci dei miei compagni di scena senza averli a contatto, fino all’incontro con Atena che ci trasforma in Eumenidi, e con la quale intono un conclusivo e pacificato­rio canto comune».

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Prove d’autore In primo piano a destra, «il capo delle Erinni» Angela Pagano

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