Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Mercadante, «Orestea» che viaggia nel tempo
Da martedì in scena l’allestimento di Luca De Fusco
Un’ «Orestea», quella che debutterà martedì alle 19.30 al Mercadante, che attraverserà un sorta di macchina del tempo. Le indicazioni del regista Luca De Fusco parlano infatti di tre diverse atmosfere per ciascuna parte della trilogia. «Quella iniziale legata all’ “Agamennone” sarà più arcaica, con i protagonisti che fuoriescono dalla nuda terra; la seconda, ovvero “Le Coefore”, assimilabile ai film di metà Novecento vicini alle sensibilità di Lang e Hitchcock; infine le “Eumenidi” in cui i costumi di Zaira De Vincentiis e l’uso di tecnologie video ci porteranno in un clima da fantascienza proiettato in un futuro possibile ma non ancora realizzato». Un viaggio, quindi, teso a restituire l’assoluta attualità di quest’opera, in cui Eschilo, il più anziano dei tre tragici greci, affidava ad Atena il ruolo di figura chiave per il raggiungimento della moderna civiltà che regola i rapporti fra gli uomini.
«Da donna di questo tempo – spiega Gaia Aprea – che vive con grande apprensione il presente, guardo con speranza al mio personaggio, che non sostiene la giustezza della sua posizione, ma invita i contendenti a porsi davanti a un tribunale e a usare la parola come strumento di soluzione per le controversie».
Una lezione di metodo oggi più necessaria che mai. Eschilo si riferiva alla contesa fra le Erinni vendicatrici e Oreste, reo con la sorella Elettra di aver ucciso la madre Clitemnestra (Elisabetta Pozzi che ha superato i postumi dell’incidente di Benevento) per vendicare la morte del padre Agamennone, qui affidato a Mariano Rigillo. Contesa risolta in una sorta di confronto fra cultura occidentale (Atena) e cultura orientale (Erin- ni) simboleggiata dalla prima corifea, Angela Pagano. «Per me – conclude l’attrice napoletana - è stata una grande esperienza, pur avendo tanti anni di teatro alle spalle, recitare come capo delle Erinni in uno spazio vuoto, in cui sento da lontano le voci dei miei compagni di scena senza averli a contatto, fino all’incontro con Atena che ci trasforma in Eumenidi, e con la quale intono un conclusivo e pacificatorio canto comune».