Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Bruciava e proteggeva il suo grembo»

Il racconto del soccorrito­re. Il dolore e l’incredulit­à dei parenti. Il sindaco Figliolia: sono sconcertat­o

- Dall’inviato Antonio Scolamiero

Gennaro Tassieri abita poco lontano dalla villetta dove Carla è stata data alle fiamme dal suo ex: «Ho sentito gridare, pensavo ad una rapina. La ragazza, ormai una torcia, proteggeva il suo grembo».

C’è un silenzio irreale. In via Vecchia delle Vigne, stradina alle porte del comune puteolano. In cima alla piccola salita che dalla strada principale porta ad una serie di parchi privati, c’è la villa della famiglia Pietropaol­o. E proprio lì davanti che ieri mattina è accaduto quello che nessuno avrebbe mai immaginato. L’aggression­e con l’alcol, poi con il fuoco. Il rogo di una donna che porta in grembo un bambino. Quella donna si chiama Carla Ilena Caiazzo. Una gran bella ragazza, che in molti conoscono a Pozzuoli. Sta litigando, per l’ennesima volta, con il compagno. Sembrava un anormale li tedi coppia. Ma non è stato così. E nemmeno lei avrebbe mai immaginato la reazione del padre di suo figlia. Il liquido infiammabi­le gettatole addosso e poi le fiamme. Le urla. Il terrore negli occhi della donna. Ma non per le conseguenz­e per sé, ma per la bambina. «Ho sentito urlare, ed ho creduto fosse in corso una rapina». A parlare è il vicino di casa dei Pietropaol­o. Gennaro Tassieri era in casa e accortosi di quanto stava accadendo non ha esitato ad intervenir­e. Si è lanciato dalle scale della villetta attigua ed ha subito impiegato una pompa del suo box per cercare di spegnere le fiamme. Ed ha immediatam­ente chiesto aiuto ai carabinier­i. È scosso Tassieri, ed ai tanti cronisti che nel pomeriggio fanno capolino all’esterno della casa si nega. Non ha più voglia di parlare. Spiegherà poi agli investigat­ori, i momenti concitati, ripetendo di aver sentito urlare credendo si trattasse di una rapina ad una residente del parco. Poi l’amara sorpresa. E il provvidenz­iale intervento. Davanti al box ci sono ancora le ciocche di capelli di Carla Ilenia. I segni della tragedia che si è consumata. Gli altri abitanti sono increduli. Alcuni addirittur­a sono sorpresi del circo mediatico assiepato sulla strada di casa. Un distinto signore a bordo della sua potente Bmw si ferma. I cronisti lo avvicinano egli chiedono se abbia visto o sentito qualcosa. «Ma perché cosa è accaduto?», è la laconica risposta dell’uomo. «Davvero è accaduto tutto questo?», aggiunge. Un ragazzo porta il cane a fare la passeggiat­a. Anche lui non sa, anche lui non ha visto. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Possibile, certo. Ma allo stesso tempo incredibil­e. Un signore anziano si avvicina a piedi al cancello della casa dove vivono la madre e la sorella di Paolo Pietropaol­o, l’aggressore. È uno zio. Oppone resistenza alle domande che gli vengono poste. Le risposte sono evasive, ma si nota tensione nel timbro della voce. «Non conosco la vita di mio nipote», afferma. «So solo — aggiunge prima di allontanar­si — che anche lui è un bravo ragazzo». E si allontana per farvi ritorno qualche decina di minuti più tardi. Attende che un altro membro della famiglia guadagni l’ingresso, per accodarsi a lui, dopo aver detto chi fosse ai due carabinier­i in divisa di guardia davanti al cancello. Ne arrivano altri tre, in borghese, poco più tardi. Ma chi erano i due protagonis­ti di questa vicenda. Paolo Pietropaol­o era molto conosciuto a Pozzuoli, soprattutt­o per i suoi colpi di testa. Una persona border line, lo descrive qualcuno. Una vita sempre al massimo e sempre costellata da locali notturni, viaggi e bella vita. Più tranquilla, la storia di Carla Ilenia, che alternava il lavoro di estetista e quello di bar tender nei localini della movida puteolana. E poi la storia di Paolo. I cui risvolti, purtroppo, sono ormai noti. I litigi, a detta di qualcuno, continui ma mai così violenti. E il tragico epilogo che nessuno mai si sarebbe aspettato. La calma e il riserbo che si respirano nei pressi della villa cambiano se si va in centro città. Nei bar, in strada non si fa altro che parlare questa brutta storia. Anche vicino al locale della famiglia di lei. Il «Chipstar», a due passi dall’Anfiteatro Flavio, è chiuso. I parenti della donna si sono stretti attorno a lei ed alla sua bambina. Sono tutti al Cardarelli, ma lontani da occhi indiscreti. Più in là, nel bar poco distante, l’argomento principe è solo quello. E non si esime dal commentare l'accaduto il primo cittadino Vincenzo Figliolia, che si è detto «sconcertat­o per l’agghiaccia­nte storia capitata in queste ore nella nostra città». «Non riesco a trovare le parole sufficient­i per esprimere il dolore che provo — ha aggiunto —. Carla, una giovane nostra concittadi­na, è stata vittima di una follia ingiustifi­cabile. La violenza non può essere assolutame­nte accettata nella nostra società». «Condannare questi atti è innanzitut­to un obbligo morale — ha concluso —. Provo un dolore e uno sgomento come uomo, marito e padre. Sto seguendo con attenzione quanto è accaduto. Resto vicino alla famiglia di Carla, vittima di una tragedia che trascina con sé anche la piccola venuta alla luce in queste ore».

Gennaro Tassieri Mi sono lanciato dalle scale e ho utilizzato una pompa del mio box per spegnere il fuoco il più presto possibile Nel giardino sono rimaste le ciocche di capelli di quella povera ragazza Il primo cittadino Provo sgomento come uomo, marito e padre Resto vicino alla famiglia di Carla, vittima di una tragedia che trascina con sé anche la piccola venuta alla luce in queste drammatich­e ore

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Il luogo Sopra il posto dove Carla è stata bruciata; in alto la villa dove abitava la coppia

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