Corriere del Mezzogiorno (Campania)

APPLE, UNA NUOVA «VISION» DI NAPOLI

- Di Francesco Nicodemo

Era auspicabil­e l’entusiasmo di addetti ai lavori e opinione pubblica per l’arrivo a Napoli di colossi come Apple e Cisco. Molto meno le polemiche delle ultime ore fomentate da alcuni politici.

Già avevano mal digerito l’investimen­to della società di Cupertino, per non dover ammettere l’impegno del governo nella scelta di Napoli come sede del Centro di Sviluppo App. Da unpa iodi giorni, divenuti tutti improvvisa­mente esperti di economia digitale, straparlan­o di corsi a pagamento, stage non pagati, posti di lavoro inventati. Ci vuole spirito zen e un po’ di pazienza nel ripetere ancora come stanno le cose.

Apple aprirà a Napoli il primo centro europeo in cui formerà 600 sviluppato­ri a ciclo. I corsi saranno gratuiti. Quindi saranno formati migliaia di giovani la cui occupabili­tà è altissima, non solo perché sono figure molto richieste dal mercato del lavoro, ma anche perché la App Economy ha amplissimi margini di crescita. Per loro sarà facilissim­o essere assunti in aziende dell’economia digitale. A loro volta molti avvieranno startup che daranno lavoro a tanti giovani, come la storia di questi anni ci insegna. Quando diciamo 600 posti di lavoro, usiamo una formula conservati­va, perché i posti derivanti da questo investimen­to, quelli diretti e indiretti, saranno molti di più. In verità le polemiche di queste ore sono il residuo di una cultura assistenzi­ale e di una lettura arcaica dei processi politici ed economici. Forse qualche politico aveva interpreta­to il Centro Apple come un tempo giudicava le aziende di Stato che aprivano nel nostro Mezzogiorn­o. Antonio Polito l’ha detto meglio di tutti dalle colonne di questo giornale. Apple e Cisco che investono nella formazione dei nostri giovani, nel capitale umano straordina­rio di cui disponiamo, sono la migliore assicurazi­one per il futuro. Sono la scommessa sul Sud che ha in sé, e non fuori di sé, le potenziali­tà per uscire dalla crisi produttiva ed economica degli anni passati. A chi minimizza e polemizza su Apple e Cisco a Napoli consiglio di perdere 5 minuti a parlare con i dirigenti delle imprese che operano in questo settore, o con i giovani startupper napoletani, o con gli accademici che prima di altri hanno intuito la svolta che questi investimen­ti avranno per la nostra città. C’è un’euforia contagiosa come se Napoli non aspettasse altro che questa grande iniezione di fiducia.

Allora la politica ha una responsabi­lità enorme: favorire gli investimen­ti in questo settore, sostenere progetti digitali di partnershi­p pubblico-privato. In tre parole mettere a sistema, sviluppand­o attorno a Apple a Cisco e a tutti gli altri player globali, che già sono qui e che qui arriverann­o grazie alla ritrovata attrattivi­tà di Napoli, un polo digitale. Serve all’economia e al lavoro, ma serve anche alla riqualific­azione di pezzi interi della città. Siamo ormai in campagna elettorale per le amministra­tive. Le discussion­i sono quasi tutte concentrat­e sul peso del passato, raramente sul presente della città. Mi sarei aspettato che gli investimen­ti di Apple e Cisco trovassero una loro centralità nel dibattito. Così non è stato, non ancora perlomeno. Ma la sfida è lanciata. C’è da costruire una nuova visione della città. C’è da progettare la Napoli Futura.

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