Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lorenzo Insigne figlio de Dios «Io Diego l’ho visto solo in tv»
Dieci gol e l’obiettivo Europei. «Lo scudetto? Un sogno che ci piace»
Devo tanto a Zeman E’ stato il mio maestro E ringrazio Sarri Inutili i paragoni con Maradona Resta il più grande di tutti
La fotografia più tenera della favola di Lorenzo Insigne è la seguente: suo padre Carmine, ogni santo giorno, lo accompagna all’allenamento a Castel Volturno. Pioggia, vento o caldo torrido che sia. Lo aspetta per un paio d’ore, lo osserva dalla rete che recinta il campo. Aspetta che il figlio finisca e, insieme, vanno via. Se la seduta è doppia, il signor Carmine torna a casa per pranzo e nel pomeriggio si rivede al campo. Esattamente come il papà di un ragazzino adolescente che frequenta la scuola calcio. Sempre lì a chiedersi se il figlio giocherà titolare la prossima partita, a rimproverarlo se lo ha visto svogliato, ad osannarlo per la tocco magico del suo sinistro. Carmine è un papà normale di un ragazzo che però normale non è. E’ il talento italiano più forte nel suo ruolo, è il giocatore che oggi tutti paragonano a Maradona. E’ il figlio de Dios che ha visto Diego soltanto in tv. E’ il numero dieci che il Napoli non ha. La maglia è stata ritirata dopo l’addio del Pibema oggi sarebbe cucita addosso al talento di Frattamaggiore che incanta con i suoi assist, delizia con le traiettorie che disegna per la palla. E si ripete, dai venti metri su punizione (lo aveva fatto già a Dortmund) piazzando la sfera nell’angolino. Come Diego. Dieci è un numero che gli appartiene: i gol realizzati finora in campionato nella stagione della sua definitiva consacrazione. Il numero della maglia dei sogni da bambino, ma anche la somma delle reti realizzate nelle tre stagioni napoletane. Cifra doppia che non si verificava dai tempi del Foggia e del Pescara di Zeman. Lorenzo Insigne era un ragazzino ma il rapporto con il suo maestro boemo era e resta speciale. Nell’intervista rilasciata ieri sera a «Tiki Taka» ha inviato ancora una volta un messaggio a Zeman: «Quello che sto facendo adesso è anche merito suo, non dimentico mai i suoi insegnamenti». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, resta la favola di un bambino che all’età di dieci anni si alzava al mattino alle sei, aiutava suo padre al mercato. Andava poi a scuola e di pomeriggio finalmente giocava a calcio. Resta l’intuizione del dirigente sportivo Giuseppe Santoro, che quando Lorenzo aveva 17 anni, dall’Olimpia Sant’Arpino lo portò al Napoli per millecinquecento euro. Era stato già scartato dagli osservatori dell’Inter perchè troppo basso. Leggero, anche. Da Zeman a Mazzarri, che lo fece esordire in A, a Benitez e a Sarri. L’anno di gloria è appena iniziato, e il ct Conte non potrà farne a meno per gli Europei. «Lavoro al massimo per la mia squadra - ha detto ancora Insigne - sperando che mister Conte mi noti». E’ l’Insigne migliore di sempre, esaltato dallo scacchiere tattico di Maurizio Sarri. «Devo molto a lui e anche ai miei compagni che mi mettono nelle condizioni di far bene. Maradona è un mito lontano e vicino. «La- sciamo stare i paragoni con Diego: sono inutili, lui è il più forte di tutti i tempi. A Napoli sognano di rivivere i trionfi di Maradona? Io ho visto solo qualche video di quegli anni e posso solo dire che cercheremo di fare un grande campionato». La promessa del Pibe di Frattamaggiore, che dopo la straordinaria partita contro l’Empoli di domenica (un assist-cammeo per Higuain e un gol su punizione) è corso nella chiesa di Sant’Assunta con sua moglie Genny per ricevere il sacramento della cresima. Può essere l’anno dei trionfi, con lo scudetto e la convocazione agli Europei. Lorenzo eGenny (sposati solo civilmente) a fine campionato rinnoveranno la promessa di matrimonio in Chiesa. Papà Carmine è già emozionato, Insigne canticchia: «Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te».