Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Carla era troppo bella, volevo sfregiarla E avrei ammazzato anche nostra figlia»
La tragedia La confessione choc di Pietropaolo. Piazza Cavour, aggredite altre due donne
Paolo Pietropaolo ricostruisce nell’interrogatorio l’ultima lite con Carla Caiazzo, la ex fidanzata che poi ha cosparso di alcol dandole fuoco: «Era troppo bella, volevo sfregiarla. Dopo averle dato fuoco avrei potuto investirla, ma non l’ho fatto. Non volevo ucciderla». In alcune lettere l’uomo aveva manifestato l’intenzione di volere uccidere la compagna e anche la figlia che la donna aveva in grembo.
NAPOLI« Dopo averle dato fuoco non l’ho nemmeno investita, nonostante avessi potuto»: Paolo Pietropaolo, l’imprenditore che lunedì mattina ha dato fuoco alla sua ex compagna, è indulgente con se stesso. Al pm di Cassino Roberto Bulgarini, che lo sta interrogando dopo la fuga e l’arresto avvenuto a Formia, spiega che avrebbe potuto uccidere Carla Caiazzo, incinta all’ottavo mese, ma non l’ha fatto. Un racconto simile, Pietropaolo l’ha fatto anche al gip, che ieri ha emesso nei suoi confronti un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli atti tornano ora a Napoli per gli approfondimenti istruttori. Rispondendo alle domande del magistrato, l’uomo racconta la lunga e difficile storia vissuta con Carla, che conosceva dai tempi dell’adolescenza. Una storia di cui fanno parte anche droga, tradimenti, episodi di violenza. Poi racconta che cosa è accaduto lunedì mattina: le ha telefonato per prendere un appuntamento. Voleva darle un corredino per la bimba. Si sono incontrati in un caf fè e hanno li t i gato. Nelle settimane precedenti, infatti, Carla aveva ammesso di avere una relazione con un altro, nonostante avesse fortemente cercato (e poi ottenuto grazie alla fecondazione assistita) un bambino dall’ex compagno. La piccola è stata fatta nascere lunedì al Cardarelli con un cesareo; si chiama Giulia Pia e il secondo nome è quello della non- na paterna.
Pm: «Quando lei ha dato fuoco a Carla, ha pensato al male c he a v re bbe fa t to a l bimbo che aveva in grembo?».
Pietropaolo: «Non avevo intenzione nemmeno di riconoscere la bambina, non sentendola mia».
Pm: «Lei ci ha pensato che avrebbe potuto fare del male alla bambina?».
Pietropaolo: «In questo momento sono fuori. Devo dire però che non ho dato nessun calcio a Carla». Pm: «Lei odia Carla?».
Pietropaolo: «Sì. A volte si fa del male alla persona che non si vuole che tradisca».
Pm: «Lei aveva intenzione di ucciderla?».
Pietropaolo: «No. Dopo averle dato fuoco non l’ho ne pp u re i nve st i t a , nono- stante avessi potuto. Avevo intenzione di sfregiare il viso di Carla, che è una ragazza molto bella». Lo spietato aggressore racconta anche di aver scritto alcune lettere in cui aveva manifestato l’intenzione di volere uccidere la compagna e anche la figlia che la donna aveva in grembo.
Pm: «Nelle sue lettere diceva di volere uccidere Carla, avrebbe quindi voluto uccidere anche sua figlia?».
Pietropaolo: «Si. Si, nonostante i miei familiari mi invitassero a superare questa crisi cercando di rifarmi una vita nuova».
Poi torna sulla dinamica dell’accaduto, mentendo però, secondo l’accusa, su un particolare: la bottiglia di alcol. Gennaro Tessieri, l’uomo che con un tubo di gomma ha spento le fiamme, racconta che ce l’aveva in auto. Lui, invece, sostiene di averla trovata casualmente in giardino: «In un primo momento volevo prendere della vernice, ma sapendo che non avrebbe preso fuoco facilmente ho preferito prendere dell’alcol che tenevamo lì per i lavori di giardinaggio».