Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Maffettone: «Errore ridurre gli investimenti»
Tagliare più al Sud che al Nord è un errore clamoroso. Si parla tanto di aiutare il Sud e poi ogni atto sembra andare in direzione opposta. Se Milano è riuscita ad attrarre milioni di persone in capannoni senza tanti contenuti, perché dovremmo fallire noi con le nostre bellezze?»
NAPOLI «Premesso che si tratta di dati aggregati e di non facile controllo o comprensione, e che in genere la lettura statistica di fenomeni culturalmente rilevanti non è cosa facile, direi che non c’è molto da stare allegri». Malgrado la forte raucedine, Sebastiano Maffettone, filosofo e consigliere per la Cultura del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha voce per confermare l’allarme emerso dall’ultimo report della Svimez sui tagli alla Cultura nel Mezzogiorno.
Dunque, non v’è speranza per il futuro, malgrado gli annunci del premier Renzi?
«L’idea di tagliare più al Sud che al Nord è comunque un errore clamoroso. Si parla tanto di aiutare il Sud e poi ogni atto concreto sembra andare in direzione opposta. Dopo la grande crisi finanziaria ed economica del 2008 ebbi il privilegio di cenare con il ministro tedesco della Ricerca, la quale mi disse: “Dato che c’è la crisi, abbiamo deciso di investire il 30% di più in ricerca”. Annuii, ma rimasi di stucco pensando all’Italia: è quanto non riusciremo mai a fare, nonostante sarebbe la cosa migliore. Ma come è noto, i tagli alla spesa pubblica possono essere anche un vantaggio per il sistema. Ciò a patto che si dia spazio a policies adeguate. Che è poi quan-
to stiamo cercando di fare noi in Regione Campania».
Come?
«Mettendo a sistema eventi e istituti di cultura, coordinandoli con percorsi turistici, investendo in comunicazione, creando strutture di accoglienza, ascoltando i gruppi giovanili e in genere il territorio».
È sufficiente coordinare istituzioni territoriali e favorire la nascita di strutture di accoglienza per raggiungere risultati importanti sul fronte economico?
«Come dico sempre, se Milano è riuscita ad attrarre milioni di persone per visitare dei capannoni, tutto sommato senza tanti contenuti, perché noi non dovremmo riuscire, con tutte le bellezze paesaggistiche e l’enorme patrimonio culturale della Campania, ad attrarre ancora più turisti? Se, per esempio, il
numero di visitatori raddoppia e si riesce a sostenere la realizzazione di credibili percorsi culturali, il deficit di contributo pubblico potrebbe essere compensato dai flussi di visitatori».
Insomma, non resta che vedercela da soli?
«Bisogna in altre parole sostituire in parte l’intervento a sostegno degli agenti terminali con uno a favore delle infrastrutture. Si tratta di una sorta di meta-investimento. Naturalmente, sono consapevole che non è facile. Anche perché non siamo abituati a questa intraprendenza e ci saranno formidabili resistenze da parte di chi è abituato a contare sul finanziamento pubblico».
Altre soluzioni?
«Non vedo molte alternative al progetto Cultura che le ho appena accennato e sarà il nostro impegno sino alla fine legislatura. Circa venti anni fa curai una ricerca per la Fondazione Agnelli dalla quale emerse che il contributo pubblico può essere addirittura un fattore di contro-sviluppo nel Sud Italia. Questo con ogni probabilità non vale per la Cultura, ma comunque è importante che tutti gli operatori del settore imparino a essere più competitivi».
Il ministro tedesco della Ricerca mi disse che data la crisi investivano il 30% in più Il divario «Si parla tanto di aiutare il Sud, ma poi ogni atto concreto va in direzione opposta»