Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Scampia, sfila in piazza il Carnevale condiviso

Aderiscono sempre più associazio­ni

- Di Riccardo Rosa

Mancano pochi giorni alla sfilata, e al primo piano del Gridas l’attività è frenetica. Da trentaquat­tro anni a Scampia viene organizzat­o il Carnevale condiviso, nel senso che coinvolge tutti. E si registrano ogni anno nuove adesioni.

Mancano pochi giorni alla sfilata, e al primo piano del Gridas l’attività è frenetica. Una ragazza inglese prova a spiegarsi in un italiano incerto. Ha un fidanzato napoletano, ha letto qualcosa su internet ed è venuta a fare un giro. Dopo pochi secondi le hanno messo un grembiule e un pennello in mano. Il carro di Carnevale di quest’anno sarà un enorme mondo-cervello, in cui i confini, i conflitti, le migrazioni forzate e l’intolleran­za lasceranno il posto a un mega continente fatto di inclusione e uguaglianz­a. Come al solito, alla fine della sfilata( domenica 7 a partire dalle 10.30) il brutto e vecchio verrà bruciato per lasciare spazio al bello e nuovo, non ai sogni ma ai desideri, alle rivendicaz­ioni di chi a quel carro a dato vita. Bambini, giovani e meno giovani. Studenti, alunni, maestre, artisti, lavoratori, operatori sociali, militanti.

A Scampia il Carnevale di base va in scena da trentaquat­tro anni. La lista delle associazio­ni e delle scuole, dei gruppi e dei collettivi che vi partecipan­o è ogni anno più lunga. Ma tutto è iniziato nel 1983, quando Felice Pignataro e sua moglie Mirella decisero di portare le maschere in strada.

Mirella è davanti al tavolo. Accanto a lei due signore arriva teda Mi ano a chiedere consigli per il loro primo Carnevale« auto costruito ». Mirella prova a spiegargli qualcosa, a parlargli di colla e cartapesta, delle stoffe raccattate in giro. Cose che imparerann­o col tempo. «Al primo carnevale non bisogna aver paura di essere pochi. Col tempo le cose germoglian­o, si crea l’abitudine. Quando abbiamo cominciato, uscire per strada con le maschere e il carro era pure sottoporti allo sfottò. Solo dopo subentra il contagio dell’entusiasmo e tutto è più facile».

Quando hanno messo in piedi il carnevale, Felice e Mirella erano arrivati a Scampia da diversi anni. Avevano seguito i ragazzini delle baracche di Poggio reale acui facevano scuola, e poi dato vita al Gridas, nei mesi dopo il terremoto. Le attività del centro gravi- tavano attorno ai disegni di Pignataro, ma in generale a un fermento che aveva avvicinato alla struttura «persone decise a far cose», in un quartiere in cui non c’era nulla. «Rispetto al lavoro fatto con la scuola volevamo spostare l’obiettivo. I piccoli crescevano con adulti che concepivan­o le loro vicende come una disgrazia, senza il tempo di interrogar­si sulle responsabi­lità, su dove andare a bussare per ottenere non la grazia, mail diritto. E così decidemmo di promuovere un «gruppo di risveglio dal sonno», riprendend­o la famosa frase del Goya». Il Gridas, appunto.

«Il murale di Felice fu il modo per farci conoscere e lanciare messaggi. Lavoravamo con le scuole, ma il rapporto, soprattutt­o agli inizi, era molto difficile, perché gli interventi di Felice, il suo modo di dialogare con i bambini, erano visti come una invasione di campo. Non è un caso che il primo Car- nevale nacque come reazione a quello che vedemmo a scuola: una festa che era solo la gara alla mascherina più bella, una cosa che metteva i bambini uno contro l’altro, creava invidie, gelosie, contentava uno per scontentar­e gli altri». Da lì nasce un percorso che non si è più interrotto, e che comincia ogni anno mesi prima, con la decisione del «tema». Poi si passa alla costruzion­e del carro, che coinvolge grandi e bambini per un paio di mesi, durante i quali si disegna, dipinge, martella, taglia, cuce. Insieme. «Avevamo capito le potenziali­tà del Carnevale, nel suo senso originario: il popolo, la piazza, lo sberleffo al potere, mascherars­i per poter smascherar­e. Il carnevale ti permette un sacco di cose. Il ribaltamen­to, che presuppone l’analisi di ciò che hai attorno: se non lo conosci non puoi ribaltare niente. A questo punto elabori un progetto, ma nel farlo capisci che sono indi- spensabili dei compagni di strada. Nei murales di Felice, tra le cose cattive, i simboli brutti messi all’inizio, e quello che c’era alla fine, che era il risultato di un percorso di immaginazi­one, c’erano sempre persone che si tenevano per mano. L’altro messaggio è quello del fare. Fare con quello che ho davanti, senza aspettare che mi calino qualcosa dal cielo, dal comune o dal governo. Fare con i miei – anche pochi – mezzi, organizzar­mi per capire quello che mi serve, e fare. Questo messaggio ha creato un effetto domino: nel quartiere, dove i gruppi che intanto nascevano hanno cominciato a partecipar­vi; e in città, dove i carnevali nati con questa filosofia non si contano ormai».

I Carnevali di base, quest’anno, a Napoli, sono undici. Undici sfilate in strada, autorganiz­zate; undici carri costruiti mettendo insieme roba vecchia e inutilizza­ta, colla e giornali, sostegni in legno o in me- tallo recuperati in giro per la città e montati con pazienza e quel po’ di esperienza accumulata negli anni; undici idee sviluppate attorno a un «tema», dai ragazzini e da operatori armati di buona volontà. Bambini e adolescent­i che si lasciano coinvolger­e attorno a un’idea che li vede protagonis­ti. Un’idea che costruisce una ritualità, valida ai loro occhi perché messa in piedi da loro stessi e da gruppetti di persone di cui si fidano, dal momento che con loro interagisc­ono, si confrontan­o e si scontrano per tutto l’anno. Questi bambini vengono da Soccavo e da Gianturco, da Bagnoli e dai Quartieri, da Materdei e Giugliano. Dalla Sanità, dove ogni anno, partendo da piazza Cavour, un corteo frequentat­issimo di mamme e figli, maestre e alunni, napoletani e migranti, si snoda per ore rumoroso e colorato. O dal Rione Traiano, da dove muoverà l’ultimo gruppo aggiuntosi al rito: un centinaio di bambini che porteranno in giro una enorme fenice, costruita coni ragazzi dell’ associazio­ne intitolata a Davide Bifolco, ucciso a sedici anni da un colpo di pistola sparato da un carabinier­e. Ma le raffiche, questa volta – richiamand­o il tema del loro carnevale – saranno di coriandoli.

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 ??  ?? Alcune immagini del Carnevale sociale a Scampia che coinvolge grandi e bambini tutti insieme per le strade (degradate) del quartiere
Alcune immagini del Carnevale sociale a Scampia che coinvolge grandi e bambini tutti insieme per le strade (degradate) del quartiere
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Colorato

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