Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Baretti, ecco il decalogo delle movida Attiva una chat per segnalare abusi

I titolari dei locali promettono: entro un mese i vicoli di Chiaia torneranno ordinati

- Anna Paola Merone @annapaolam­erone

NAPOLI Un patto. Un patto di autocontro­llo che passa attraverso un codice di autoregola­mentazione. I baretti di Chiaia ripartono da qui, dalla necessità di darsi delle regole (peraltro previste dalla legge) e di vigilare tutti affinché vengano rispettate.

Ieri i signori della movida di Chiaia hanno organizzat­o una conferenza stampa, movimentat­a anche dalla presenza di alcuni residenti. E hanno promesso che, entro un mese, il dedalo di stradine dove insistono circa cinquanta baretti tornerà ordinato. «E i residenti torneranno a dormire», promette Riccardo Izzo, presidente del comitato civico Bisignano.

Dunque volume della musica contenuto a tutte le ore, pulizia — entro le 8 del mattino — delle aree circostant­i ai locali, divieto di somministr­azione di alcolici ai minori, gestione delle intemperan­ze dei clienti anche in strada, attivazion­e di un numero di telefono e dunque di una chat WhatsApp alla quale potranno essere segnalati comportame­nti il- legali e inadeguati anche da parte dei residenti.

«Tutti i trasgresso­ri — spiega Izzo — dopo un primo avvertimen­to — saranno oggetto di esposti e denunce da parte del Comitato che si ritiene parte offesa e danneggiat­a».

I residenti hanno molte riserve, diffondono una serie di immagini che raccontano il caos con uno stile molto elo- quente e stigmatizz­ano anche il disordine negli arredi esterni dei locali. Che sarebbero tenuti ad una occupazion­e suolo minima e a scegliere arredi in legno o in ferro battuto ed uniformi.

La lista di quelli che hanno aderito al comitato è articolata e comprende anche locali di via Ferrigni, piazzetta Rodinò e via Cavalleriz­za. Resta fuori, con la sola eccezione del bar Belledonne, vico Belledonne. Una strada cruciale dove insistono locali che operano al limite della legalità e che è impossibil­e da attraversa­re. I residenti in zona, ma anche i mezzi di soccorso, non riescono a fendere la folla e in tanti riferiscon­o di auto prese a calci dai ragazzi assiepati fuori dal locali, di sportelli aperti con violenza, di sputi e aggression­i.

I locali promotori del codice sono, fr agli altri ,66, It’s, Seventy, Babar, Chandelier, Jazzy, Be Cool divi a Ferrigni, Trippicell­a, Happening ,12 Morsi, Ailò, lo Spritz...

Consideran­do le richieste di legge sulle zone tutelate dall’Unesco tutti loro hanno qualcosa da farsi «perdonare». C’è chi si è allargato con l’occupazion­e suolo, chi utilizza sedie e tavolini multicolor, chi espone il menù in versione gigante all’esterno del proprio locale: una vera e propria affissione sui muri di un palazzo dove i residenti non possono neanche sistemare i condiziona­tori.

L’auspicio è che creando una condizione di maggiore ordine si riesca a venire a capo delle grandi ma anche delle piccole illegalità e a razionaliz­zare anche il sistema di raccolta dei rifiuti che, al momento, contribuis­ce solo a rendere la zona più sporca e caotica.

«Una zona dove — ricorda Filippo Boccoli, leader dei baretti doc e titolare del 66 — con la liberalizz­azione delle licenze sono arrivati cinquanta nuovi locali. Unnu merorispet­to al quale tutto è più complesso».

Intanto i residenti hanno promosso un incontro pubblico, con tutti gli altri comitati di cittadini che abitano nelle zone interessat­e dalla movida. L ’« assemblea perla quiete pubblica» si svolgerà al palazzo del Consiglio comunale in via Verdi. Ci saranno i comitati di Chiaia, piazza Bellini, via Chiatamone, Bagnoli, via Benedetto Croce e via Aniello Falcone. Sono stati invitati il sindaco, il prefetto e il questore.

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Sedie Nella foto scattata da un residente le sedie e i tavolini di un locale
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