Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Se i corpi intermedi diventano come i partiti
Caro direttore, il nostro Paese più che di riforme ha bisogno di riformarsi nei principi e nei valori che conducono a nuovi comportamenti e buone pratiche. In questo ambito, i corpi intermedi sono chiamati a svolgere un ruolo decisivo di proposta e promozione, nonché di condivisione democratica delle decisioni del Governo e degli Enti locali. Paolo Grassi, sul Corriere del Mezzogiorno di sabato, con un’incalzante casistica pone il problema della rappresentanza nei corpi intermedi in Italia, partendo dall’esemplificazione di Napoli, dove ogni fenomeno negativo assume dimensioni eclatanti: vedi le cronache sull’assemblea di rinnovo dei vertici di Confcommercio. Il problema della rappresentanza nei corpi intermedi è, però, un problema cruciale per la democrazia e per lo sviluppo economico sociale e finanziario, ipotecati e frenati, del nostro Paese. Vi è una perdita di autorevolezza e di ruolo e funzione dei corpi intermedi per il presidio di gruppi che, in troppi casi, invece di attivarsi per il proselitismo e la valorizzazione dell’apporto dei propri associati per lo sviluppo del Paese, hanno trasferito nei sistemi elettorali degli stessi le tecniche di gestione del consenso di una certa politica con la conseguenza di vertici che, bravissimi a farsi eleggere, svolgono un ruolo, spesso paludato, con l’esercizio di un potere minuto, teso a soddisfare le aspirazioni proprie e dei propri sostenitori, collettori di voti, e non hanno senso della funzione, che presume sensibilità, qualità e capacità di elaborazioni progettuali. Napoli è bloccata da troppi anni da un sistema che pratica l’esercizio immobile del potere. L’equilibrio delle forze e tra le fazioni è assicurato dal comune convergere nell’inibire qualsiasi iniziativa, idea innovativa, le nuove energie, ed escludere i portatori di qualità che pure ci sono da qualche parte, nascosti o confusi nel conformismo e talvolta servilismo al potere. Sui giornali, in tv ed ai convegni sempre e solo spazio, saturato dalla presenza di soliti inutili noti addetti ai lavori, laudatores che mai propongono soluzioni vere ma forniscono analisi e denunciano limiti ed errori sempre riferibili a qualcun’altro. Il presidente del consiglio Matteo Renzi sta operando un sistematico depotenziamento dei poteri e prerogative dei corpi intermedi che, così come sono, lungo una deriva che li porterà a non essere più utili al Paese, saranno ridotti a fattori frenanti e d’impaccio per lo sviluppo. La borghesia è rimasta sola in campo, dopo il crollo delle ideologie (a partire da quella comunista) e della coscienza politica delle masse: oggi la miseria, i problemi economici e l’emarginazione sociale non sono più una mozione politica ma una vergogna privata da consumare nel chiuso delle case, talvolta fino alla disperazione muta. Ha quindi l’opportunità e la responsabilità esclusiva di determinare lo sviluppo culturale, etico ed economico-produttivo del Paese. In questo ambito, i corpi intermedi svolgono un ruolo essenziale, ma vanno rifondati a partire dalla rappresentanza. L’alternativa è abdicare a qualsiasi ruolo ovvero: 1) Tornare alla selezione della rappresentanza nei corpi intermedi secondo principi di qualità ed autorevolezza, umanità, cultura, in sintonia con le sfide di questo terzo millennio che pure da qualche parte dovrà cominciare: prima di dire cosa vuoi fare (programma da rispettare sotto il controllo degli associati) dicci cosa hai fatto e sai fare in questo ruolo, non solo nella tua impresa o arte/professione o peggio nei corridoi e nella macchina organizzativa dell’ente datoriale, categoria; 2) Valorizzazione solo della funzione, azzerare il potere di ruolo (solo autorevolezza delle idee e della passione nell’energia) ed una squadra di qualità, non famigli, grandi elettori; 3) Mai impegni a tempo pieno o scalate ai vertici, costano fatica e tempo e tendono a creare i professionisti della rappresentanza; 4) Tecnostrutture efficienti e qualificate, selezionate tra persone di qualità, con elevata rotazione che facciano un’esperienza formativa e di relazione. Si consente, così, un’efficiente gestione. I vertici si dedichino alle strategie ed agli indirizzi generali; 5) Zero utilità, anche indirette, e se si contravviene o ci si dimette o si viene indotti al demittis. Se non ci sarà nessuno più disponibile a dare il proprio impegno per la propria comunità, meglio uscire di scena con dignità, evitando l’umiliazione dell’eutanasia procurata della rappresentanza della propria categoria, che è poi quella della borghesia. Come l’Italia con l’Europa, per avere peso nelle decisioni del Paese ed ottenere la condivisione democratica delle stesse, pensiamo alla lezione di Tocqueville, i corpi intermedi la smettano con la questua presso il potere politico e si propongano come attori e protagonisti dello sviluppo del Paese e, con la formulazione di proposte organiche in questo senso, attingendo alle loro migliori risorse e per le specifiche competenze: l’immenso capitale umano inagito del nostro Paese. Poi si potrà validamente richiedere, con vigore, che questo ruolo sia riconosciuto. Le forze, non solo giovani ma anche esperte, ci sono: scoviamole, sobilliamole. In un grido: «Liberiamo gli ostaggi».
Perduta l’antica funzione: ci sono gruppi che hanno trasferito nei loro sistemi elettorali tecniche di gestione dei consensi tipiche di una certa politica Necessario tornare alla selezione, azzerare il potere del ruolo, impedire impegni a tempo pieno, stabilire rotazioni: le forze ci sono, scoviamole