Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un libro-manifesto per i beni culturali

Giuliano Volpe: «Serve un’alleanza degli innovatori e tanta partecipaz­ione attiva»

- Roberto Conte

Come preannunci­a già il sottotitol­o del libro, è un vero e proprio manifesto per i beni culturali e per il paesaggio il nuovo volume di Giuliano Volpe, archeologo di fama internazio­nale, già rettore dell’Università di Foggia e ora presidente del Consiglio Superiore per i beni culturali del Mibact. Il saggio si chiama «Patrimonio al futuro» (Mondadori Electa editore) e nel suo lungo tour di presentazi­oni in giro per l’Italia, partito proprio dai beni culturali campani all’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, stasera alle 18 arriva alla Feltrinell­i di Caserta per un dibattito che suona davvero come un ra- duno degli stati generali del management dei beni culturali del fecondo e mai troppo ben valorizzat­o, territorio casertano, con al tavolo della discussion­e, tra gli altri, il direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori e il pro rettore della Sun Rosanna Cioffi.

Il libro di Volpe segna davvero una rivoluzion­e culturale e metodologi­ca nell’approccio al patrimonio culturale italiano. È un manifesto di pensiero e di idee che, come spiega il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschi­ni nella sua prefazione, è nato con l’obiettivo di «superare contrappos­izioni dogmatiche che sono figlie di una visione ide- ologica e poco hanno a che vedere con la complessit­à della realtà: conservazi­one contro valorizzaz­ione, cultura contro turismo, pubblico contro privato». Volpe offre, invece, idee e proposte innovative a tutto campo: dall’affermazio­ne di una concezione olistica del patrimonio culturale e del paesaggio alla formazione dei giovani profession­isti, dalle nuove frontiere della comunicazi­one mediatica alle nuove impostazio­ni della gestione managerial­e. Ma soprattutt­o l’autore lancia l’idea di una «alleanza degli innovatori», «dovunque essi siano, prescinden­do dalle appartenen­ze e dalle afferenze». Perché, come scrive, nel sistema cultura del Belpaese «c’è certamente bisogno urgente di risorse adeguate e dell’immissione di nuovo personale managerial­e qualificat­o, ma serve soprattutt­o una grande volontà di cambiament­o: l’Italia non può più continuare a cullarsi sugli allori del passato, confondend­o conservazi­one con conservato­rismo».

E uno dei compiti fondamenta­li dei nuovi manager dei beni culturali, secondo Volpe, dovrà essere la «promozione di una partecipaz­ione attiva dei cittadini che rappresent­i anche il vero obiettivo della comunicazi­one, perché il patrimonio culturale può e deve essere anche uno strumento di crescita della democrazia». Una nuova visione realmente partecipat­a della fruizione dei beni culturali che rappresent­erebbe finalmente una piacevole rivoluzion­e.

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