Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un libro-manifesto per i beni culturali
Giuliano Volpe: «Serve un’alleanza degli innovatori e tanta partecipazione attiva»
Come preannuncia già il sottotitolo del libro, è un vero e proprio manifesto per i beni culturali e per il paesaggio il nuovo volume di Giuliano Volpe, archeologo di fama internazionale, già rettore dell’Università di Foggia e ora presidente del Consiglio Superiore per i beni culturali del Mibact. Il saggio si chiama «Patrimonio al futuro» (Mondadori Electa editore) e nel suo lungo tour di presentazioni in giro per l’Italia, partito proprio dai beni culturali campani all’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, stasera alle 18 arriva alla Feltrinelli di Caserta per un dibattito che suona davvero come un ra- duno degli stati generali del management dei beni culturali del fecondo e mai troppo ben valorizzato, territorio casertano, con al tavolo della discussione, tra gli altri, il direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori e il pro rettore della Sun Rosanna Cioffi.
Il libro di Volpe segna davvero una rivoluzione culturale e metodologica nell’approccio al patrimonio culturale italiano. È un manifesto di pensiero e di idee che, come spiega il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini nella sua prefazione, è nato con l’obiettivo di «superare contrapposizioni dogmatiche che sono figlie di una visione ide- ologica e poco hanno a che vedere con la complessità della realtà: conservazione contro valorizzazione, cultura contro turismo, pubblico contro privato». Volpe offre, invece, idee e proposte innovative a tutto campo: dall’affermazione di una concezione olistica del patrimonio culturale e del paesaggio alla formazione dei giovani professionisti, dalle nuove frontiere della comunicazione mediatica alle nuove impostazioni della gestione manageriale. Ma soprattutto l’autore lancia l’idea di una «alleanza degli innovatori», «dovunque essi siano, prescindendo dalle appartenenze e dalle afferenze». Perché, come scrive, nel sistema cultura del Belpaese «c’è certamente bisogno urgente di risorse adeguate e dell’immissione di nuovo personale manageriale qualificato, ma serve soprattutto una grande volontà di cambiamento: l’Italia non può più continuare a cullarsi sugli allori del passato, confondendo conservazione con conservatorismo».
E uno dei compiti fondamentali dei nuovi manager dei beni culturali, secondo Volpe, dovrà essere la «promozione di una partecipazione attiva dei cittadini che rappresenti anche il vero obiettivo della comunicazione, perché il patrimonio culturale può e deve essere anche uno strumento di crescita della democrazia». Una nuova visione realmente partecipata della fruizione dei beni culturali che rappresenterebbe finalmente una piacevole rivoluzione.