Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Frequentava la donna di un boss Su Vincenzo la punizione del clan
San Giovanni a Teduccio Amendola era stato avvertito di lasciar perdere ma non aveva desistito
NAPOLI L’hanno attirato in trappola, poi l’hanno ucciso a sangue freddo sparandogli due colpi al viso. Vincenzo Amendola, 18 anni, è stato punito per i suoi rapporti con una donna: la donna di un boss di San Giovanni a Teduccio, che frequentava pur sapendo quanto fosse pericoloso. Per l’omicidio, venerdì è stato fermato Gaetano Nunziato, 23 anni, amico della vittima: ha ammesso di essere presente quando Vincenzo è morto e di avere scavato la buca nel terreno in cui il cadavere è stato gettato. Ma gli investigatori sanno che non ha fatto tutto da solo e sono ora alla ricerca di altre persone, almeno due, che hanno avuto un ruolo importante nella vicenda.
Vincenzo Amendola non era un delinquente, anche se nel suo quartiere, Taverna del Ferro, di delinquenti ce ne sono tanti e alcuni erano suoi amici. Quella è la zona che il clan Formicola controlla da decenni, nonostante i lutti e gli innumerevoli arresti. Una zona dove basta poco — uno sguardo, un commento, un gesto — per finire male. Negli ultimi mesi Vincenzo aveva preso a frequentare una donna, benché sapesse che non era opportuno. Secondo le informazioni raccolte dagli investigatori (sul caso indagano sia la polizia sia i carabinieri, con il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice e del sostituto Antonella Fratello) gli era anche stato fatto capire che era meglio starle alla larga. Lui, invece, si era ostinato.
Vincenzo scompare il 5 febbraio. I familiari si mettono subito in allarme: sanno che non è andato via da solo e sanno anche che probabilmente non tornerà più indietro. Ma vogliono capire, vogliono almeno sapere che cosa sia accaduto al loro caro. Sporgono denuncia di scomparsa, si rivolgono alla trasmissione «Chi l’ha visto?». Polizia e carabinieri avviano le indagini. Poiché la madre di Vincenzo è una Rinaldi, imparentata con l’omonima famiglia camorristica del Rione Villa, verificano se la scomparsa possa essere legata agli equilibri criminali di San Giovanni e Barra. Ma non arrivano conferme; la pista non è giusta. Nel quartiere, intanto, cominciano a diffondersi le vo- ci di una morte violenta e del seppellimento del corpo in una zona non lontana. Si parla anche di una relazione sentimentale di Vincenzo, una relazione sgradita ai Formicola. Gli investigatori approfondiscono, interrogano familiari del ragazzo e fonti confidenziali, si concentrano s ugl i a mici di Vincenzo. E arrivano a Gaetano Nunziato, denunciato in passato per droga e reati contro il patrimonio.
Nunziato, portato in Procura, all’inizio nega: non sa dove sia finito l’amico, non è in grado di indirizzare le indagini, non ha sentito le voci su una sua possibile morte violenta. Grazie alla pazienza e all’ostinazione degli investigatori, tuttavia, dopo un po’ il giovane comincia a fare ammissioni parziali. Racconta del rapporto di Vincenzo con la ragazza sbagliata, una ragazza già impegnata con un boss dal cognome che pesa. Infine conferma l’omicidio e dà indicazioni per il ritrovamento del cadavere, in un campo alle spalle del parco Troisi. Venerdì mattina, alle 7, polizia, carabinieri e vigili del fuoco sono lì, pronti a scavare. Poco dopo, a una profondità di circa 50 centimetri, il corpo affiora. Il fratello di Vincenzo lo identifica senza incertezze.
Gli inquirenti non si sbilanciano, ma probabilmente Gaetano Nunziato ha fornito notizie anche sui suoi complici. Persone che hanno lasciato il quartiere, forse anche la città, ma che si spera di rintracciare al più presto. I familiari, che pure temevano il peggio, sono sgomenti. Il padre di Vincenzo, Giuseppe, non si sottrae a uno scambio di battute con i giornalisti: «Mio figlio era un bravo ragazzo, buono come il pane. Non aveva nemici, tutti gli volevano bene. Ama val avita, era un ragazzo sereno. Anche nelle o reprima della scomparsa non aveva mostrato alcuna preoccupazione. Non so come continueremo a vivere. Ci è crollato il mondo addosso».
Nei confronti di Nunziato il pm emette un decreto di fermo per omicidio e occultamento di cadavere aggravati dalle modalità mafiose. Il caso, però, non è ancora risolto.