Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Calise: «Pagati per votare chi non conoscevano»
«Perché certe persone hanno sostenuto qualcuno che non conoscevano?»
Non mi ha colpito solo la dazione di danaro, ma il fatto che c’erano a votare persone che non avessero la minima idea del nome dei candidati. La vera domanda è perché certe persone hanno votato per qualcuno che non conoscevano neppure?».
NAPOLI Della lunga stagione di governo di Antonio Bassolino il politologo Mauro Calise è stato, allo stesso tempo, attento osservatore e acuto ispiratore. Oggi valuta l’esperienza delle primarie e le prospettive aperte (o chiuse, a seconda dei punti di vista) dal voto di domenica scorsa.
Professore, con la sconfitta alle primarie Bassolino esce definitivamente di scena?
«In verità ha dimostrato di saper stare ancora sulla scena. Naturalmente, se per scena si intende quella sulla quale ha esordito 23 anni fa. Ha riproposto la grande innovazione del dialogo diretto del leader con l’opinione pubblica. Su questo punto non credo che ci sia molto da aggiungere rispetto a quello che ha scritto con la consueta lucidità Antonio Polito ieri su questo giornale: la parte del renziano doc l’ha svolta Antonio Bassolino».
Ha commesso un errore fatale?
«Per quello che ho potuto vedere in questi mesi ha fatto quello che sa fare meglio, cioè cercare un dialogo con la cittadinanza. Al contrario di quello che è stato talvolta scritto, Bassolino non è stato mai, né prima dell’avventura istituzionale napoletana, né tantomeno oggi, un uomo di apparato. Basta guardare la mappa del voto per capire dov’ era posizionato l’apparato del Pd».
Al netto dei presunti brogli, 31mila votanti possono essere considerati un successo per il Pd?
«Sono il doppio di quelli espressi in città per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Mi sembra un risultato enorme e la conferma che Bassolino ha reso un grande servizio al Pd costringendolo a effettuare le primarie. Non dimentichiamo che per mesi e mesi il tentativo dei dirigenti locali andava nella direzione opposta».
Con quasi la metà delle preferenze raccolte, Bassolino resta un azionista di riferi-
mento del Pd napoletano o il ca podi un piccolo partito personale?
«Se per partito personale si intende una forza organizzata, questa forza Bassolino non l’ha mai avuta. E sottolineo mai. L’organizzazione ex-bassoliniana è scesa in campo al fianco della Valente. Bassolino nel piatto ha messo solo e soltanto autorevolezza e la stima di cui gode presso i napoletani».
Che mossa consiglierebbe ora a Bassolino?
«Ho imparato in tanti anni che i leader effettuano le scelte più importanti in solitudine. E, a proposito di solitudine, le confesserò che sono rimasto sorpreso dal fatto che la candidata che ha vinto con un margine così risicato non abbia ancora trovato il tempo e le parole per rivolgersi a tanti elettori d’opinione e non di appa-
rato che hanno scelto Bassolino».
De Magistris giudica il risultato dell’ex governatore un buon risultato. È un modo per blandirlo?
«Credo che il sindaco si sia limitato a un’osservazione di buon senso».
Se fosse nei panni di Valente condurrebbe la campagna elettorale su Lettieri o su de Magistris?
«Dovrà vedersela con entrambi. Auguri».
Quanto spazio attribuisce al M5S?
«Aspettiamo che si vedano i candidati in campo. A Napoli i Cinque stelle hanno un problema: pescano nello stesso bacino d id eMagis tris. Als econdo turno i loro elettori confluiranno sul sindaco».
Molti bassoliniani storici sono passati armi e bagagli alla Valente. Esiste un erede del bassolinismo?
«Non ci sono eredi di un leader. Ci sono semmai nuovi leader che si formano interpretando un certo modo di fare la politica, come la capacità di comunicare con i cittadini assumendo a viso aperto le responsabilità. Questo modello ha funzionato bene nelle città in una certa fase, oggi sta finalmente attecchendo anche a livello nazionale grazie a Matteo Renzi. Speriamo che continui a rafforzarsi per il bene della nostra democrazia».
Se de Magistris venisse rieletto non si potrebbe più parlare di incidente di percorso.
«Aspettiamo l’esito delle elezioni. Poi si valuteranno accanto ai meriti di de Magistris anche gli errori dei suoi competitor».
L’episodio filmato nel video merita il ricorso?
«Lascio che giudichino i diretti interessati. Le dico che a me non ha colpito solo la dazione di danaro, ma il fatto che c’erano a votare persone che non avessero la minima idea del nome dei candidati in corsa. La vera domanda è perché certe persone hanno votato per qualcuno che non conoscevano neppure?».
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