Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’ex manager e le 530 case dell’Asl: attici al Vomero a 150 euro al mese
Esposito: «Addirittura un terreno e un uliveto persi in Calabria e in Puglia»
NAPOLI «Gli immobili dell’Asl erano 530. Poco dopo essere entrato in carica mi resi conto che sarebbe servito un lungo lavoro di ricognizione per chiarire caso per caso cosa fosse accaduto. Parliamo di un patrimonio che inizialmente apparteneva al Comune e che solo nel 2005 fu trasferito alla Asl. Vennero fuori situazioni incredibili». Ernesto Esposito, ex direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, parla di quei canoni di locazione fuori mercato finiti poi nell’inchiesta del sostituto procuratore Ferruccio Capalbo, per un presunto danno erariale di milioni di euro. Inchiesta che sta arrivando alle battute finali e che molto presto potrebbe svelare clamorosi risvolti. Esposito ricorda che la sua decisione di gestire internamente il patri- monio dell’Asl arrivò subito dopo la scadenza del contratto con la società immobiliare che sino a quel momento se ne era occupata. «Feci una convenzione con l’agenzia del territorio per arrivare in tempi brevi a una rivalutazione dell’intero patrimonio immobiliare». Un lavoro tutt’altro che semplice, tanto che il mandato dell’ex direttore generale è scaduto prima di veder completata l’opera. «Nel tempo che ebbi a disposizione furono rivalutati 110 immobili».
Si era arrivati dunque a poco più di un quinto dell’intero patrimonio, eppure già stava emergendo un quadro allarmante. Esposito rivela infatti che la stima della differenza era enorme. «L’Asl incassava da quegli appartamenti 600mila euro circa, ne avrebbe dovuti prendere 1milione e 800mila». Un bel po’ di soldi, risorse che avrebbero fatto molto comodo se investiti in tecnologie e assistenza.
Ma l’opera di rivalutazione serviva anche e soprattutto ad altro. «Il mio scopo era quello di alienare queste proprietà, perché molte non potevano essere usate per l’assistenza». Tra i vari casi Ernesto Esposito ne ricorda alcuni veramente eclatanti. «Scoprimmo che un appartamento al centro era stato fittato a 150 euro al mese, ma ne valeva 750. Fu in quell’occasione che chiesi alla Regione l’autorizzazione ad alienare progressivamente gli appartamenti».
Autorizzazione che a detta dell’ex direttore generale arrivò solo per 80 unità immobiliari. Per riuscire a rendere più efficiente la riscossione dei canoni fu anche stipulata una convenzione con Poste Italiane. Il manager racconta poi di aver istituito una commissione ad hoc «per provare ad arginare il problema, ma soprattutto per rimettere le cose a posto. Il lavoro – dice – consisteva nel valutare ogni singolo immobile per capire quale fosse lo stato e se vi fossero contenziosi.
In molti casi non c ’erano contratti di fitto, o addirittura c’erano affittuari che non erano quelli dichiarati». Incredibilmente gli appartamenti erano stati subaffittati. «Tutti i verbali della commissione interna – sottolinea Esposito - venivano puntualmente trasmessi alle autorità giudiziarie».
E in questi verbali c’è finito anche il bar del San Giovanni Bosco, per il quale – spiega Esposito «c’erano grosse irregolarità. Chiedemmo gli arretrati e anche il dovuto per la rivalutazione. Anche in questo caso c’era una discrepanza tra il soggetto al quale l’Asl stava chiedendo il fitto e la società alla che risultava affit tuaria».Tra le cose a dir poco bizzarre che emergono dal racconto di Ernesto Esposito ce ne sono almeno due veramente incredibili.
«L’ Asl-racconta ancora Esposito – ha anche delle proprietà terriere. Ad esempio ci accorgemmo di un terreno in Calabria, chiedemmo all’agenzia del territorio di darci chiarimenti sullo stato di quella proprietà e scoprimmo che era stata usucapita dal 1981». Quindi, semplicemente regalata. E poi «un uliveto in Puglia. Stavamo aspettando risposta dell’agenzia del territorio, poi non so come sia finita».Non si deve dimenticare che il primo caso incredibile l’Asl Napoli 1 Centro lo vive “in casa”. Nell’area che ospita la direzione generale al Frullone, ormai da anni ci sono decine e decine di appartamenti occupati abusivamente. Una realtà che nessuno è mai riuscito a cambiare. Generali, commissari e manager si sono alternati senza poter fare nulla.