Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Scuole e monumenti, modello vincente»
Mirella Barracco presenta la ricerca della Federico II: «Crescono le adesioni in tutta Italia»
La scuola adotta un monumento, ha la forma di un occhio. E forse non è un caso perché nel dicembre 1992 Mirella Barracco guardò molto lontano, ideando un progetto dai numeri e dall’esito crescenti: quasi mille scuole, 20 regioni e 336 Comuni di tutta Italia. «E le richieste sono continue» aggiunge Barracco che ieri pomeriggio ha organizzato a Villa Pignatelli la presentazione della ricerca curata dall’economista e rettore emerito dell’ateneo federiciano Massimo Marrelli.
Come un’iride innervata di punti (le scuole) e filamenti (la rete) che si diramano dalla pupilla centrale (la Fondazione Napoli Novantanove): una delle slide della ricerca del dipartimento di Scienze Economiche e statistiche dell’Università Federico II, dedicata all’efficacia del progetto La scuola adotta un mo
numento, ha la forma di un occhio. E forse non è un caso perché nel dicembre 1992 Mirella Barracco guardò molto lontano, ideando un progetto dai numeri e dall’esito sempre crescenti: quasi mille scuole, 20 regioni e 336 Comuni coinvolti in tutta Italia. «E le richieste sono continue» aggiunge Barracco che ieri pomeriggio ha organizzato a Villa Pignatelli la presentazione della ricerca curata dall’economista erettore emerito dell’ ateneo federiciano Massimo Marrelli (con Francesca Cantone e Francesco Cutugno) come occasione di rilancio del progetto proprio nel luogo in cui è nato: «Dopo la presentazione in Campidoglio, è molto importante ripartire da Napoli per dimostrare che questa città è capace di esportare modelli culturali che diventano buone pratiche a livello na- zionale». Nel 2014, infatti, il progetto al suo 22esimo anno, è stato inserito nel protocollo d’intesa tra il Mibact e il Miur come esperienza di buona pratica. Nel 2015, poi, grazie alla collaborazione dell’Associazione nazionale Comuni italiani, la Fondazione ha indetto il bando Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia il cui straordinario successo, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, ha suggerito l’analisi scientifica dell’universo dei partecipanti. I monumenti adottati e le motivazioni scritte dagli istituti per entrare a far parte della rete sono diventati oggetto di indagine. I dati sono stati sottoposti anche a Semantic e Sentiment analysis che ha dato risultati sorprendenti: «I Comuni più piccoli - ha raccontato Marrelli -aderiscono per fortificare l’identità culturale. Quelli più grandi, al di sopra dei 25mila abitanti, per valorizzare i beni a fini turistici. Da una parte una spinta ideale, dunque, dall’altra una visione che mira a monetizzare».
Tra gli altri dati da segnalare una maggiore presenza delle regioni del Sud (nonostante il bando fosse nazionale), una più forte adesione nei paesi con un’età media maggiore e la prevalenza tra i beni scelti di quelli architettonici. Il proget- to comporta anche l’emersione del patrimonio culturale non noto se non a pochi - gli appartenenti a quella comunità - e il grande valore simbolico che assume. «Questo significa che - aggiunge il rettore - come per certe lingue parlate sempre di meno, c ’è un forte rischio di sparizione, quella che viene definita tragedy of commons ». Ma sono anche altre le «tragedie» che questa specialissima adozione contrasta. Ne ha parlato T omaso Montanari: «L’abolizione della Storia dell’arte nei programmi scolastici è stato un errore gravissimo. Imparare il linguaggio dei monumenti significa saper parlare la lingua della democrazia. La Fondazione Napoli Novantanove fa quello che nessuno fa: crea cittadinanza in un Paese in cui la Buona scuola mira a creare competenze a fini imprenditoriali. Ed espelle la storia puntando sull’eterno presente dal quale il passato si legge come evasione fantasy». Considerazioni raccolte dal sottosegretario alla cultura An- timo Cesaro, latore dei saluti del ministro Dario Franceschini :« Va ben el acritica, ma ricordo chela Buona scuola prevede il personale di potenziamento, ovvero gli insegnati diventati di ruolo ma senza cattedra che possono essere utilizzati in corsi pomeridiani dedicati alla Storia dell’arte della musica e all’educazione ambientale». Perché, allora, non reintrodurre la disciplina di Argan tanto per fare un nome? «Al ministero stiamo lavorando anche per questo, è possibile che venga ripristinata». E siffatta manifestazione d’ intenti pare una conclusione perfetta per l’ occasione che ha coinvolto anche la soprintendente per il Polo museale regionale della Campania Mariella Utili, Marco Rossi Doria, Vincenzo Piscit el li e Paolo Sciascia della Direzione generale per lo studente. Tutti nella villa neoclassica per raccontare come l’Italia abbia «adottato» la monumentale - in tutti i sensi - adozione nata a Napoli.
Dati di successo Numeri sempre in crescita: 800 scuole, 20 regioni e 336 comuni coinvolti in tutto il Paese