Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UN PARTITO RIDOTTO IN MACERIE
Ivideo girati dai giornalisti di Fanpage domenica scorsa davanti ai seggi delle primarie di Napoli non sono importanti solo perché documentano veri o presunti brogli durante le votazioni, ma anche (e forse soprattutto) perché restituiscono una fotografia politica inquietante del Pd cittadino ridotto ad un comitato di interessi, ad una serie di apparati impegnati solo ed esclusivamente nella lotta fratricida. Tutte cose lontanissime da ciò che dovrebbe essere un partito che viene da una lunga e prestigiosa storia politica e che ha mutato il suo Dna per recitare un ruolo da protagonista anche nella terza città d’Italia. Il filmato ha dato la stura al nuovo scandalo, ha riproposto il tema delle «primarie alle vongole» con tutte le conseguenze del caso. Per la classe dirigente napoletana e la città stessa. L’immagine di Napoli ha ricevuto un altro duro colpo. La «festa della democrazia» è diventata la «festa alla democrazia». Ma c’è di più. La chiusura dei seggi ha rivelato un’altra caratteristica del ceto dirigente locale che subito dopo la proclamazione del risultato non ha fatto altro che accentuare tensioni e separatezze.
Valeria Valente, vincitrice della consultazione, nell’euforia degli abbracci e dello champagne ha dimenticato di compiere un atto fondamentale e per niente formale per la tenuta stessa del partito: una telefonata all’avversario sconfitto, Antonio B assolino, che avrebbe probabilmente stempera- to il clima ancora adrenalinico tra i due, gettando le basi per una ricucitura possibile. Avrebbe fatto un investimento per la costruzione di un percorso comune per arrivare alle elezioni vere e proprie. Questa mossa, accorta e intelligente, non c’è stata. Al suo posto, una laconica dichiarazione «lo sentirò quanto prima» seguita da generici appelli alla collaborazione che han- no lasciato inalterata la lacerazione per quanto appena avvenuto. Un comportamento che tradisce anche superficialità ed arroganza del vincitore. Ora è chiaro che l’esercizio delle primarie ha bisogno di nuove regole per essere ancora credibile. A Napoli come altrove. Ma è altrettanto evidente che le diverse anime del Pd uscito dalle primarie di domenica scorsa danno vita ad un partito spaccato, lacerato dalla lotta senza esclusione di colpi tra le fazioni. Il risultato? Una sinistra riformista divisa in più liste al cospetto dell’elettorato, una balcanizzazione del Pd che fa il gioco di un solo candidato: Luigi de Magistris. Il resto? Solo cumuli di macerie. E ricostruire sarà molto più complicato.