Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caro De Gregorio, quelle scene non sono normali

- Di Luisa Bossa

Caro direttore, ho letto con non poco sconcerto la lettera inviata dal presidente dell’Eav, Umberto De Gregorio, sul tema delle primarie a Napoli. Capisco la necessità di difendere la propria parte politica in un momento così difficile, anche se immagino che il presidente di Vesuviana e Cumana abbia ben altri problemi per la testa.

Caro direttore, ho letto con non poco sconcerto la lettera inviata dal presidente dell’Eav, De Gregorio, sul tema delle primarie a Napoli. Capisco la necessità di difendere la propria parte politica in un momento così difficile, anche se immagino che il presidente di Vesuviana e Cumana abbia ben altri problemi per la testa. Mi permetto una replica perché ho trovato il ragionamen­to di De Gregorio davvero allarmante. La politica delle «piccole cortesie» ha fatto solo male a Napoli e al Sud. La cosa più drammatica dei filmati sulle primarie, per me, oltre al giro di denaro all’esterno dei seggi, che è sempre agghiaccia­nte (voto e moneta sono la morte della democrazia), sono le persone che si recano a votare senza sapere per chi. Hanno bisogno di qualcuno che gli indichi il nome sul manifesto, anche con una certa forza, con decisione. Ecco, vota questo. Non questo, ma questo. Che roba è? Come si fa a non indignarsi? Il voto è un esercizio di libertà e di cittadinan­za. Va scelto ed esercitato con consapevol­ezza. Non c’è voto giusto e voto sbagliato. C’è solo il voto libero. Non esiste, come teorizza De Gregorio, un modo elitario di far politica — quello orientato sui contenuti — e un modo popolare, orientato sul rapporto personale, sul «vota chi ti dico io», sulla «piccola cortesia». Considerar­e normale questa divisione, valutarla come inevitabil­e, significa condannare la politica su questi territori a stare sotto lo schiaffo di capi e capetti, di piccoli feudatari, che pensano al posto tuo, che decidono al posto tuo e ti danno il contentino per tenerti buono. È un modello che fa orrore. La politica della «piccola cortesia» costruisce catene di favoritism­i, piega la cosa pubblica a soluzione di casi personali, riduce la funzione istituzion­ale a sportello di esigenze individual­i, trasforma le campagne elettorali in mercati, umilia l’elettore consideran­dolo un cliente e organizza un sistema sociale e politico che è esattament­e quello che abbiamo sotto gli occhi: scarso senso civico, basso sentimento verso la cosa pubblica, spazio sempre più risicato per la battaglia ideale. La politica portata a mercimonio, come ha ben detto Antonio Bassolino. Quelle scene possono essere definite solo in un modo: vergognoso. E dispiace vedere che qualcuno addirittur­a le consideri normali.

Deputato Pd, componente della Commission­e parlamenta­re antimafia

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