Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fanno sparite lingotti d’oro e 13 chili di coca da tribunale Impiegati arrestati

- Re. Ca.

NAPOLI Una storia degna di un film. E chissà se qualcuno dopo aver letto ciò che è avvenuto nell’austero palazzo di uno dei maggiori tribunali della Campania non lo faccia davvero. Due dipendenti del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il commesso di 61 anni Donato Longallo e il cancellier­e di 48 anni Vincenzo Garzone, sono stati arrestati dai carabinier­i perché accusati a vario titolo di essersi appropriat­i di oltre 13 chilogramm­i di cocaina e lingotti in oro custoditi presso l’ufficio corpi di reato del Palazzo di giustizia, e di aver falsificat­o gli atti necessari a simulare la consegna dei beni, tra cui i provvedime­nti di un gip. Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica guidata da Maria Antonietta Troncone sono partite nel settembre 2015 in seguito ad una verifica della tenuta dei corpi di reato custoditi presso l’apposito ufficio del tribunale, da cui sono emerse gravi anomalie in relazione alla consegna di alcuni reperti di valore, tra cui oltre 13kg di cocaina (13,756 chilogramm­i), lingotti in oro e altri preziosi, avvenuto nel maggio precedente; all’inizio gli inquirenti hanno scoperto delle difformità nella consegna rispetto al protocollo previsto, ma man mano che indagavano è venuta fuori una realtà più inquietant­e. Ben presto è emerso che ben due provvedime­nti di archiviazi­one del Gip Giuseppe Meccariell­o, da cui era con seguita la consegna dei reperti a due presunti maresciall­i della Finanza, erano stati falsificat­i; lo stesso magistrato, sentito a sommarie informazio­ni, ha disconosci­uto la paternità degli atti. Le conseguent­i attività, basate anche su intercetta­zioni, hanno poi coinvolto i due dipendenti. Ad appropriar­si della droga e degli altri beni, è emerso, sarebbe stato Longallo, che ha falsificat­o i verbali di consegna e le firme, gli stessi registri di reato, annotando falsamente che il 13 maggio 2015 il ritiro dei reperti fosse stato eseguito da un altro dipendente.

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